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RECENSIONE DI LIVIA BIDOLI
VOTO: 10

La versione cinematografica dell’opera più popolare del genio mozartiano approda nelle sale grazie a Kenneth Branagh e ad uno stuolo di voci del calibro di René Pape, con un libretto in inglese ed una scenografia che contestualizza la storia fantastica durante la prima guerra mondiale.

La storia di Tamino che viene incaricato dalla Regina della Notte di ritrovare la figlia Pamina rapita da Sarastro è in parallelo con la storia d’amore tra Papageno e Papagena, questo il nucleo che porta la trama poi ad ingarbugliarsi in vicende rocambolesche e divertenti tra prove d’amore e di coraggio per tutti e quattro gli amanti. Il racconto procede quindi in modo favolistico: alla direzione musicale c’è James Conlon, mentre Tamino è interpretato da Joseph Kaiser e Amy Carson è Pamina. I grandissimi René Pape e Lyubov Petrova nelle parti rispettivamente di Sarastro e della Regina della Notte. Questi astri della lirica internazionale trasformano l’opera in un intreccio lirico mozzafiato.

L’impianto scenografico definito da Branagh e da Tim Harvey sottolinea in maniera magistrale, con trovate sceniche meravigliosamente legate al ritmo del cantato e del recitato, il conflitto tra l’amore che provano i due giovani l’uno per l’altra in opposizione con l’odio e la ricerca della vendetta su Sarastro della madre di Pamina. L’allusione ad una probabile paternità di Sarastro proviene da Mozart stesso, sebbene in maniera più sottile. In mezzo alla contesa nasce questo amore che che unisce i due spiriti eletti e spinge le due popolazioni verso la pace.

Presentato all’ultima Biennale di Venezia, quest’opera di Branagh ci mostra apertamente tutto il talento di questo regista e le sue solide fondamenta, grazie alle quali l’artista è in grado di affrontare addirittura la direzione di un’opera lirica. La Peter Moores Foundation, che dal 1964 svolge la sua attività filantropica a favore di nuovi talenti, e che ha formato Sir Colin Davis, produce questa versione che Mozart stesso intendeva indirizzare ad un consumo popolare, stendendo il libretto del 1791 in tedesco. La Peter Moores, insieme a Branagh e Stepehn Fry, da tempo collaboratore del regista, hanno tradotto in inglese il libretto originale per renderlo fruibile ad una platea ancora più numerosa, a livello mondiale.

La gioia profonda che provoca la visione di quest’opera perfetta da tutti i punti di vista, è dedicata ad un pubblico più vasto possibile, e non soltanto ad esperti. La disinvoltura con cui Branagh è riuscito ad incatenare tutti gli eventi in un crescendo ritmico attraverso la musica e il cantato rende questo film scorrevolissimo.
Il pubblico viene coinvolto nel dipanarsi continuo della storia tra la magia guaritrice della musica emanata dal flauto magico…. Nel palazzo di Sarastro, la musica miracolosamente diviene strumento benefico per eccellenza che, facendosi parola, si trasforma in mezzo di comprensione universale.



(01/07/2007)


Amare l'arte è benessere

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