In quest’opera che Wagner avrebbe celebrato come un eponima della sua Wort-ton - drama, abbiamo una caratteristica saliente, quella videografica, assolutamente originale e peculiare della cifra di Guarnieri. Già nella Medea del 2002 al Teatro La Fenice, ancora con la Ruggiero come voce solista, l’attività videologica, come dice Guarnieri stesso, era uno degli aspetti dominanti. Qui, insieme ai giochi cromatici di Ezio Antonelli e Patrizio Maggi, dirige il coinvolgimento del pubblico verso la visione in senso ontologico. L’uomo si fa protagonista e fautore di una battaglia contro il potere che contrappone la città eterna di Gerusalemme a quella perduta di Babilonia. Una città di luce, di pietra di diaspro, contro una città oscura e orgiastica, condannata alla distruzione. Emerge una citazione da un brano scelto di Celan: “Si spiccò un raggio per calare sino a me? O era il messaggio della nostra sorte decisa, che fungeva così?”
Il diaspro è la pietra di quarzo, nell’antichità questo termine designava il cristallo di rocca, ecco perché nella Bibbia viene indicato come così rifulgente in termini che lo fanno considerare come bianco o di luce bianca e chiarissima. E San Giovanni, descrivendo la città, afferma: ”Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino” (Apocalisse, 21, 9-21). Quest’opera onirico-simbolica, come asserisce parlandone Guarnieri, è però laica, sebbene attinga alla tradizione cristiana. Il compositore ha infatti sfrondato della sua aurea cattolica l’opera sottolineandone il senso sacro universale, per questo vicina a Celan. Il poeta è cantore di un’anima lacerata e protagonista, in quanto ebreo, di uno dei delitti più gravi della storia, il genocidio. Un’apocalisse terrena che coltiva proprio per questo il suo senso di sacralità ai confini della cristianità, su un terreno laico.
Il senso dell’opera, arricchita da sette voci soliste che rappresentano simboli, consta di una parte percussiva particolarmente potente, con 2 set di tube in galleria ed un flauto iperbasso, invenzione di Roberto Fabbriciani. All’arpa solista Paola Perrucci, mentre al violoncello c’è Andrea Noferini.
In quest’opera si rappresenta un’apocalisse dedicata alla rinascita, come si evince dalle parole di Cristina Muti alla regia: ” Una musica vicina all’architettura gotica, che scende verso la profondità solo per risalire verso l’elevata altezza della spiritualità, simile ad una cattedrale gotica”.
Pietra di diaspro. Musica di Adriano Guarnieri. Regia di Cristina Mazzavillani Muti. Direttore musicale: Pietro Borgonovo. Live electronics: Alvise Vidolin. Scenografia ed immagine virtuale: Ezio Antonelli. Coreografia: Silvia Curti. Interpreti: Antonella Ruggiero, Sonia Visentin. Orchestra del Teatro dell’Opera. Commissione del Ravenna Festival – Produzione del Teatro dell’Opera.di Roma. Prima assoluta.
INFO
Teatro Nazionale
Piazza Beniamino Gigli 7
Tel. 06-481601 Fax 06-4881253
Prima rappresentazione: domenica 10 giugno ore 20.30
Unica replica: martedì 12 giugno ore 20.30
Biglietti € 30
Conoscere la forza della musica è benessere
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