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Queste tracce sembrano originate dal “caos”, senza alcuna progettazione, ma in realtà sono quanto di più perfetto esista nell’universo e denotano la presenza di un artefice supremo che tutto ha creato. E così, ricercare il contatto diretto con la terra diventa anche un cammino iniziatico verso la ricerca dell’origine e dell’essenza della vita, di Dio.

Diventa un viaggio all’interno del proprio io alla ricerca di se stessi, come punto stabile per orientarsi nel mondo, nei labirinti e negli enigmi del mondo sensoriale e spirituale, nell’immanente e nel trascendente.

Noi tutti, infatti, conduciamo la nostra esistenza come all’interno di un labirinto, colmo di enigmi, scorgiamo spesso strade cieche e chiuse, ne cerchiamo altre e… forse non vedremo mai l’uscita. Ma possiamo ogni volta imparare qualcosa, abbattendo piano piano la paura delle molte, troppe strade sconosciute.

Lavorare manualmente la terra, ricercarla, ripulirla, polverizzarla, setacciarla, odorarla e infine plasmarla, rappresenta di certo per l’uomo una delle molte strade (a cui accenna anche H. Hesse) da seguire per cancellare la paura dell’ignoto e ritrovare l’uscita, la rigenerazione.

L’Arte costituisce un modo per raggiungere tale fine, ogni forma d’arte, dalla pittura alla scultura, alla musica, dal teatro alla danza, dalla poesia alla fotografia, al cinema… poiché l’arte non è solo espressività e creatività, ma comunicazione, sfogo, catarsi, terapia.

Il prodotto artistico è infatti il risultato di una “rete di sequenze causali” molteplici, costituita da “significati” e da “significanti”, intrecciati fra loro in modo tale da rappresentare esso stesso un “enigma”, un “mito”. Anche il mito è in un certo senso una metafora e un’immagine dell’inconscio, del sé, di Dio.

Mi congedo con questa piccola riflessione: “La terra, trasformata in opera d’arte, abbandona la sua materialità e, divenuta metafora, riemerge come simbolo.”



(06/06/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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