Poi, nella stessa serata, come se non bastasse, la trasmissione di Barbara d’Urso rimessa in piedi da Fascino, società di Maria de Filippi, snocciola il meglio del peggior mondo-maschio.
Che bel lavoro fanno i contadini. Quante cose sanno, quanta tradizione nelle loro mani. Un lavoro così umile (letteralmente ‘humus’, terra) perché sono sempre a contatto con la terra appunto, la natura, i cicli delle cose che vanno e tornano, col clima, l’arrivo della pioggia e dell’estate, la semina e il raccolto, lo sguardo degli animali. E invece quello che è venuto fuori in più di un’occasione è che le donne sono viste come una parte di quel mondo, come galline, mucche e altre bestie da soma.
Le donne servono, cioè hanno dei compiti, svolgono delle mansioni, puliscono, ramazzano, cucinano, spazzolano gli animali, raccolgono il fieno. Purtroppo non fanno ancora le uova. Il bresciano, qualche settimana fa, se l’era presa con gli aperitivi e il fatto che le donne non fanno pasti regolari, bevono più vino di quel che dovrebbero e sciupano il cibo che andrebbe consumato a tavola. Ieri il sardo se ne è uscito col la vecchia storia della moglie ‘cornuta e mazziata’ (che viene cioè inevitabilmente tradita, basta non farglielo sapere), e delle donne che vanno in giro da sole poco vestite giustificando così le eventuali violenze commesse su di loro.
Infine la solita faccenda della tavola apparecchiata per il ritorno del guerriero. Ma basta! Ma che brutti copioni! Ma che noia! Poi, ovviamente, le ragazze piangevano, la d’Urso s’era anche lei risentita, gli autori avevano preteso le scuse ufficiali al programma e quindi il ragazzo – 23 anni portati malissimo - s’è visto costretto a rimangiarsi tutto il discorso precedentemente strutturato. Non è che non sia bello prendersi cura della casa e dell’uomo che si ama, e magari sui gusti d’abbigliamento e sullo stile si potrebbe restare a discutere per giorni.
Però quel tono di chi stabilisce le regole, e cosa è giusto e sbagliato, e qual è la donna ideale e quella che invece non va bene per il rampollo o la sana vita produttiva della campagna, lasciamolo ai secoli scorsi. Già allora suonava come un’offesa, oggi è frutto di ostinato imbarbarimento, dovuto forse anche a una scarsa istruzione.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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