Non sono solo i confini naturali dei generi a finire scompigliati in questo libro: lo sono anche i piani temporali, attraversati dal padre della protagonista, disertore della Cronoguardia d'Inghilterra, e soprattutto lo sono i limiti fra la realtà e la mente dei lettori: Jasper Fforde infatti ci descrive un mondo in cui i peggiori delitti riguardano i libri, protetti da una divisione di Detective Letterari espertissimi di Romanzo del Diciannovesimo Secolo, Commedia della Restaurazione e Lake Poets; dove infuriano battaglie e violenze fra surrealisti, miltoniani, e baconiani (costoro impegnati a convincere il mondo che sarebbe stata di Sir Francis Bacon la mente che c'era dietro quel prestanome di Shakespeare).
Un mondo dove la protagonista, la Detective Letteraria Thursday Next, ha un potere eccezionale: quello di entrare nelle pagine dei libri e di chiamarne fuori dei personaggi a proteggerla. E dove suo zio Mycroft inventa una macchina che dà a tutti i comuni mortali la possibilità di entrare in un poema di Wordsworth, la quale puntualmente finisce nelle mani del terzo criminale più ricercato del mondo, il mefistofelico Acheron Hades.
Il quale finirà nientemeno che per rapire Jane Eyre, ricattando il governo inglese e gettando del panico milioni di lettori.
Riuscirà la nostra Thursday a sconfiggere il cattivo, dribblando nel frattempo intricate situazioni sentimentali e dolorosi ricordi del servizio militare in Crimea, dove ancora infuria la guerra? E riuscirà a farlo nonostante a metterle i bastoni tra le ruote ci sia la potentissima Goliath Corporation, organizzazione dagli occulti scopi capace di manovrare i media e il Parlamento?
Così si completa lo scenario dell'Inghilterra del 1985 immaginata da Fforde: e in effetti, a nostro parere, di carne al fuoco ce n'è fin troppa per un romanzo dallo humour inglese non sempre intelligibile (anche perché molti riferimenti letterari si perdono nella traduzione), e che spogliato degli elementi di sorpresa presenta una trama e dei personaggi che non si discostano molto dagli stereotipi del genere: un'eroina coraggiosa dal passato tormentato, i suoi superiori ottusi o corrotti che la ostacolano, un cattivo che più cattivo non si può (e come tutti i cattivi, parlando con il prigioniero di turno, riempie le pagine a vantarsi della sua malvagità e della sua intelligenza fuori del comune).
Quello che però non è scontato, ed è il punto di forza del libro, è questo immaginare un mondo in cui la Letteratura conta enormemente ed è oggetto di vive passioni, di intrighi, di battaglie di opinione; perché è proprio vero che, nei romanzi degni di questo nome, i lettori partecipano alle vicende dei loro eroi, soffrono e gioiscono con loro, si arrabbiano per i punti deludenti, vagheggiano finali alternativi. E soprattutto entrano in contatto con quei mondi di carta aprendo il libro (e la mente) e sfogliando le pagine, senza bisogno delle invenzioni di zio Mycroft.
“Le mode e i governi vanno e vengono, ma Jane Eyre è per sempre”, si dice a un certo punto del libro. Come dissentire? Il romanzo di Charlotte Brontë è certamente uno dei capolavori della letteratura mondiale, che ha appassionato milioni di lettori con la sua eroina così perfettamente simbolica per la letteratura romantica, e così diversa dai cliché che imbrigliavano la condizione femminile di allora. Un fascino che molto probabilmente colpisce più i lettori anglosassoni che quelli italiani, ma che è comunque riuscito a fare breccia nel nostro paese in un'altra recente operazione di “crossover letterario”: da noi infatti ci ha provato Bianca Pitzorno, con La bambinaia francese, a immaginare un prima e un dopo per le vicende del romanzo, e a guardare la vicenda della governante inglese attraverso l'occhio di un personaggio assolutamente minore e muto nel romanzo della Brontë: appunto la bambinaia francese che si occupa della piccola allieva della Signorina Eyre, e figlia naturale del suo amore Sir Edward Rochester.
Davvero il fascino di Jane Eyre è per sempre, e per tutti i luoghi: un romanzo che genera altri romanzi è senza dubbio qualcosa di immortale.
Amare l'arte è benessere
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