Enzo Dente, eclettico artista del panorama genovese, ci colpisce con i suoi lavori ispirati alla Pop-Art e all’Arte Povera. Osservare i lavori di Dente è un po’ come compiere un tuffo indietro nel tempo, fino a ritrovare il clima culturale-esistenzialistico tipico degli anni Cinquanta.
Fondatore e firmatario del Manifesto “Il Dinamismo Cosmico” insieme ai genovesi Barrile, Kova e Zucca, sintetizza nelle sue opere il pensiero della frase d’esordio “L’Arte rende visibile ciò che è impudentemente nascosto dall’umana percezione: il Cosmo…”.
Dai suoi lavori, soprattutto dalle opere pittoriche, emerge tutta l’inquietudine generata da un forte cromatismo a tratti ordinato, a tratti caotico, quasi come se l’elemento più importante fosse l’idea che sta dietro l’opera, rispetto alla tecnica usata.
Le idee espresse attraverso la concettualità del suo lavoro sono di certo tratte da testi di psicanalisi, approfondimenti sulla figura femminile, analisi filosofiche, da immagini di film, fino a considerare attività sociali e politiche. Il colore, forte, intenso, violento, gioca un ruolo predominante nelle sue opere, laddove si agglomera, svelando l’intrinseca logica del suo gesto.
DiChiara Parodi, giovane scultrice e pittrice del levante ligure, attrae l’irruente messaggio che emerge dai suoi lavori. Traspare la sapiente tecnica appresa negli anni dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, esperienza che le consente di incorporare i dettami delle arti visive con quelli delle arti plastiche in un “unicum” di notevoli intenti. Trovarsi di fronte alle sue opere provoca una profonda emozione per la precisione dei tratti, l’espressione dei visi, la dinamicità degli arti dei soggetti raffigurati, che conferiscono un’anima alla materia utilizzata dall’artista.
Allegorie e simbolismi metaforici caratterizzano lo stile espressivo della Parodi, che riesce a spaziare dalla pittura “tradizionale” alla scultura, elaborando soggetti quanto mai realistici, coerenti con la condizione dell’individuo del nostro tempo.
Il ritrarre se stessa in un’opera in terracotta e legno di pino con il capo guarnito di un possente palco di corna mette in ulteriore risalto la caparbietà e la determinazione di una giovane donna che ostinatamente tende a perseguire un obiettivo atavico, radicato nel proprio “Io”.
Luisa Bonello, savonese, inizia a dipingere giovanissima frequentando il pittore Carlo Bossi, caro amico del padre. Da lui impara il primi rudimenti di quest’arte. Affinando una sua personalissima tecnica, scopre un filone che le permette di esprimere concetti insiti in lei e difficilmente manifestabili a parole. Prevale nei suoi lavori quell’interesse esoterico-iniziatico che ha cominciato ad approfondire anni fa.
Diverse sue opere sono ispirate a studi fatti sulla Cattedrale di Chartres, in special modo sul suo labirinto, uno dei pochi rimasti originali. Il labirinto situato al centro della Cattedrale è simbolo di un percorso iniziatico che dall’esterno porta fino al centro, percorrendo un cammino sinuoso e apparentemente complesso. Simboleggia il cammino interiore, alla ricerca della verità di ognuno di noi. Anche il tema dei cerchi nel grano, ravvisabile in due suoi lavori, manifesta l’attenta ricerca che l’artista persegue con costanza.
La passione di Franco Grassi per la pittura ha origini antiche, generata da un inalienabile stimolo di vita. Nato a Milano, da anni si è trasferito in Liguria, prima a Castelvecchio di Rocca Barbena, poi ad Albenga, dove vive e lavora. Oltre ai disegni si dedica preferibilmente alla pittura, in particolare al pastello e all’acquarello. I suoi temi ricorrenti si riconducono alla natura, come simbolo dell’esistenza nei suoi vari aspetti. É appassionato studioso di scienze iniziatiche, in particolare della Mistica Ebraica, pertanto è facile incontrare nei suoi lavori un marcato simbolismo teosofico.
I lavori presentati da Grassi in questa mostra rivelano una sicura padronanza della tecnica del disegno, unitamente ad una profonda conoscenza dell’anatomia di ogni singolo componente. Gli studi compiuti a Milano presso scuole di Belle Arti infatti gli hanno fornito una tecnica consolidata da anni di esercizio, per mezzo della quale l’artista riesce a trasferire nelle sue figure una forte dinamica gestuale. I suoi cavalli e le sue figure risultano coerenti e rigorosamente fedeli ai dettami della cultura classica.
Caroline Keyn, artista tedesca da anni trasferitasi definitivamente in Liguria, ha solide radici culturali e artistiche, essendosi specializzata in Tecnica della Creazione ad Augusta e Scultura Manuale presso l’Accademia di Monaco e avendo studiato psicologia e pedagogia sempre ad Augusta. Dopo una parentesi dedicata all’insegnamento, dalla seconda metà degli anni ’70 inizia la sua attività artistica con numerose esposizioni in importanti città della Germania.
Inizialmente si dedica ad esperienze varie, fra cui l’uso creativo della fotografia e a tutt’oggi produce un’arte neo-informale con opere ricche di colore, che si avvalgono della forza elementare e sensuale di materiali diversi, fra cui collage con tele, reti, foto, carta, cartone, tessuti, legno, metalli. Dice la pittrice: “Quando lavoro forme e colori si traducono in un progetto, in un processo creativo, che si svolge da dentro fino a esprimersi in un universo artistico artificiale”.
Nascono così composizioni di influenza casuale permeate da substrati meditativi che toccano il nostro mondo materialistico e tecnico.
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