Dopo la morte prematura di Adriana, Rocky vive da solo con il figlio e gestisce un piccolo ristorante dedicato alla memoria della moglie. Deformato dai pugni e dal tempo, l’ex campione dei pesi massimi passa le sue serate a ricordare i momenti di gloria della sua carriera. Per una strana ma convincente simulazione al computer tra Rocky e l’attuale campione Dixon, un giovane dal job veloce, Rocky decide di cogliere l’ultima occasione della vita e di mostrare il suo impegno. Infrangendo le promesse di un tempo e ormai cinquantenne, torna sul ring per un combattimento all’ultimo sangue.
Diretto e nuovamente interpretato da un sempreverde Sylvester Stallone, arriva sul grande schermo l’episodio conclusivo della fortunata serie che ha appassionato il pubblico di tutto il mondo. L’ultimo Rocky Balboa mostra una sensibilità registica affine alla pellicola del 1976, definita come una delle migliori performance cinematografiche sul pugilato mai realizzate e che conquistò l’Oscar. Malgrado le critiche incassate durante la lavorazione del lungometraggio, considerato per alcuni versi l’ennesima operazione commerciale della Twentieth Century Fox, il film di Stallone, interamente girato nella sua Philadelphia, rivitalizza l’avvincente leggenda del mito di Rocky facendo diventare l’eroe un’icona contemporanea.
Profondamente ferito per la morte prematura di sua moglie Adriana, alla quale pensa con rammarico, Rocky è un uomo segnato dal tempo e dalla fatica, alle prese con un figlio adolescente oscurato dalla fama e dal successo del padre. Nell’intento di raccontare una storia semplice, capace di descrivere l’emblema stesso del sogno americano e del suo massimo raggiungimento, Sylvester Stallone veste i panni dell’ex campione dei pesi massimi ricollegandosi, per struttura e forma, all’espressività e allo stile registico parsimonioso e poco elaborato del primo film, il quale conquistò un largo consenso di critica e di pubblico.
Tornando a girare nei quartieri meridionali di Philadelphia, il regista presenta un Rocky profondamente immerso nell’atmosfera livida della sua città, una vecchia dimora del pugilato che vive di ricordi di gloria. Nel personaggio di Stallone ritroviamo, infatti, quella stessa narrazione simbolica dei vecchi miti, quella sorta di elaborazione visiva che fa parte del nostro immaginario collettivo, un modello comportamentale sapientemente imposto sulle generazioni e che continua ad affascinare il pubblico di tutte le età. In questo capitolo conclusivo della vita del pugile più famoso del mondo vi è allora un profondo legame emotivo con il passato; Rocky Balboa è una storia di buona fattura che narra, senza troppi sentimentalismi, le vicende di un uomo di mezza età che ritrova, in mezzo alle macerie di una vita, i vecchi sogni di gloria. Una conclusione assolutamente degna della vita di un eroe.
Amare l'arte è benessere
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