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Prima con la cosiddetta “triade berlinese” (Low, Heroes, Lodger) del 1977-79, ovvero album realizzati (parzialmente) a Berlino e profondamente influenzati dalle sperimentazioni elettroniche dei Kraftwerk, dall'incontro con Brian Eno e con Robert Fripp.

Un nuovo personaggio si profila: The Thin White Duke, “il sottile duca bianco”, dandy androgino e alienato, che raccoglie le ossessioni di un Bowie in crisi sul piano personale, ma anche di un'intera fase della storia (della musica e non solo).

Secondo la critica gli anni '80 sono per Bowie un periodo di riflusso, segnati da una svolta dance-pop considerata di stampo commerciale: un periodo di luci e ombre, segnato da grandi successi in classifica ma anche da un sottofondo di crisi creativa.

In questi anni Bowie si dedica molto anche al cinema, come autore di colonne sonore (Christiane F. e i ragazzi dello Zoo di Berlino, Labyrinth) e come interprete: da Miriam si sveglia a mezzanotte, Furyo, Absolute Beginners, L'ultima tentazione di Cristo, Fuoco cammina con me, ai più recenti Basquiat, Il mio West, Zoolander e The Prestige.

La sperimentazione ritorna intanto negli anni Novanta e continua fino a oggi: Bowie ritrova Brian Eno, sforna album eterogenei come Outside, Hours, Heaten, Reality e si presenta con il nuovo alter ego di Nathan Adler.

Collabora e sale sul palco con alcuni dei più interessanti soggetti della scena musicale di quegli anni, dai Placebo a Billy Corgan ai Foo Figheters ai Nine Inch Nails. Attratto allo stesso tempo dalle direzioni più diverse, sempre abile manager di se stesso, David Bowie rimane un essere enigmatico e ambiguo che sembra veramente essere riuscito a fermare gli anni, e a percorrerli zigzagando all'inseguimento delle sue ossessioni.

Mai come nel suo caso quei 60 anni compiuti sono solo un numero con cui l'alieno Ziggy può giocare, in una dimensione dove il tempo ha un significato inafferrabile.



(12/01/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la forza della musica è benessere

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