Così, suonano beffardamente profetiche le parole sulla ricerca di un nuovo inizio, proferite sia dal protagonista, verso la moglie nell’ultimo dialogo del film, sia dall’individuo che appare nel sogno del protagonista, presagendo il massacro del risveglio.
Non si tratta del continuo rinnovarsi dell’uomo, del continuo adattamento che affonda le radici nella notte dei tempi, ma dell’anno zero che ferma la storia nella determinazione della civiltà assoluta, quella cristiana appunto. Detto questo, il film è una grande avventura negli spazi aperti della giungla amazzonica.
Un’avventura con una costruzione un po’ troppo accademica; lo sviluppo narrativo procede come da piccolo trattato di narratologia classica, in una specie di racconto di formazione di Zampa di giaguaro, il protagonista.
Un’avventura che se fosse stata raccontata ai nostri giorni, ambientata nel centro dell’Africa e con dei protagonisti presi da qualche tribù locale non avrebbe perso nulla della sua costruzione narrativa.
Un’ulteriore forzatura sembra essere la fuga fortunosa di Zampa di giaguaro che riesce a passare indenne troppi pericoli mortali, quasi alla stregua di un supereroe. Considerando che diamo ormai per scontato che la spettacolarità nel cinema hollywoodiano fa rima con l’immortalità del protagonista.
Segue seconda recensione a pagina 3
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