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Un’intera sezione è dedicata alla celebrazione, quasi mitologica, di Garibaldi che con le imprese dei Mille aveva cambiato la storia della Sicilia, ricongiungendola all’Italia.

La mostra dedica poi meritatamente ampio spazio a Francesco Lojacono, la cui sapienza nel rendere il carattere particolare della luce nella sua isola lo rese popolare come il “ladro del sole” , e lo consacrò pittore di fama internazionale ed erede dei grandi vedutisti stranieri.
Naturalmente l’arte siciliana non poteva non risentire del Realismo di Verga, per cui i visitatori potranno approfondire la conoscenza dell’ampio filone di pittura di denuncia sociale. La triste condizione dei diseredati, dei “vinti” respinti ai margini della società, fu al centro di esperienze artistiche straordinarie come quella di Onofrio Tomaselli ne I carusi (1905), gli adolescenti impiegati nel duro lavoro delle zolfatare.

L’esposizione si sofferma poi sulla fortuna del paesaggio mediterraneo, con scorci siciliani e della costa tra Napoli, Capri e Ischia, in particolare nei quadri di Antonino Leto, grande protagonista della pittura italiana nella seconda metà dell’Ottocento, influenzato dalla scuola di De Nittis e in seguito dai Macchiaioli.

Non poteva certo mancare una sostanziosa parte della mostra dedicata al Naturalismo lirico di fine secolo, con Ettore De Maria Bergler, protagonista del Liberty a Palermo, di cui ha lasciato una delle maggiori espressioni a livello internazionale nelle straordinarie decorazioni di Villa Igea.

Nelle sale successive vengono passati in rassegna dapprima gli epigoni di Lojacono, che concentrarono la loro attenzione sui monumenti della Palermo arabo-normanna, offrendo l’immagine di una città tanto monumentale quanto decadente, e poi il “paesaggio interiore” di Michele Catti, dove la natura viene talmente interiorizzata da perdere ogni riferimento alla realtà.

La formazione della Galleria e la sua apertura verso l’arte contemporanea avvenne attraverso gli acquisti alle Biennali di Venezia, di cui il più impegnativo, anche sul versante economico, fu quello di una delle versioni de Il peccato di Franz von Stuck (1909), opera emblematica del Simbolismo europeo, diventata subito vanto del nuovo Museo.

E dalle Biennali si diffuse in Sicilia quel gusto internazionale, con le prime sperimentazioni delle avanguardie moderniste, che celebrò il fiducioso ottimismo della Belle Époque sino agli anni Venti.

I diversi percorsi del Novecento italiano sono documentati attraverso due generi privilegiati, il paesaggio e il ritratto, che testimoniano ora l’attardarsi del post-Impressionismo (Nomellini e Lionne) e del Divisionismo (Vagnetti), ora l’oggettività del “realismo magico” (Trombadori), ora un nuovo intimismo (Carpi) e ci conducono dalle esperienze del Futurismo e della Metafisica di Carlo Carrà al dipinto programmatico Il tram, realizzato da Mario Sironi subito dopo aver firmato il Manifesto contro tutti i ritorni in pittura (1920).

Gli scolari di Felice Casorati, Maternità di Fausto Pirandello, il bronzo di Pietro Consagra, l’autoritratto di Pippo Rizzo intitolato Figura, luce, atmosfera, il grande pannello di Totò Gregorietti ispirato all’operetta La Bajadera sono opere imprescindibili per comprendere i movimenti artistici del Novecento in Sicilia.

Una sezione a parte è giustamente dedicata alle opere di Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Giovanni Barbera e Nino Franchina che, nel 1932, diedero vita al “Gruppo dei Quattro”, sodalizio propugnatore di un’arte rinnovata che si cimentasse con la realtà del quotidiano, con temi etici, politici ed esistenziali attraverso un’assoluta libertà espressiva.

I quattro artisti confermano l’originale contributo degli artisti siciliani alla svolta anti-novecentista degli anni Quaranta.
Nel corso di questa esposizione, proprio perché così ben curata, risalta una lacuna che è inspiegabilmente sfuggita ai curatori: meriterebbe indubbiamente di essere approfondita la storia della formazione di questa ricca collezione.

Una storia fatta dei personaggi che hanno di volta in volta acquisito le opere che rappresentassero al meglio l’arte moderna in Italia - dalle Biennali di Venezia, dalle Esposizioni Nazionali e presso prestigiose gallerie private - a partire dal fondatore e primo direttore della Galleria Empedocle Restivo e dai suoi illustri consulenti, come l’architetto Ernesto Basile (il maggiore interprete del Liberty in Italia) e l’industriale Vittorio Ducrot, fino a influenti mecenati come Ignazio Florio.

È la storia di un’epoca dorata in Sicilia che oggi rivive proprio nella riproposizione al pubblico palermitano, e non solo, di opere che appartengono a tutti.

Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo” (GAM)
Complesso Sant’Anna la Misericoria
Piazza Sant’Anna ai Lattarini, Palermo

Apertura: martedì - domenica ore 9.30 - 18.30 (ultimo ingresso 17.30).
Ingresso (dal 7 gennaio 2007): intero € 7,00; ridotto € 5,00; gratuito per giovani fino ai 18 anni, scolaresche, studenti Accademia di Belle Arti di Palermo, diversamente abili con accompagnatore, guide turistiche, giornalisti con tessera professionale o accreditati.

Visite guidate: su prenotazione per i gruppi (max 25 persone); gruppi: € 100,00 (compreso servizio di ascolto in cuffia); scolaresche: € 60,00; i gruppi con guida propria devono noleggiare il sistema di ascolto in cuffia al prezzo di € 30,00.
Per informazioni e prenotazioni: 199.199.111; 091 8889893
didattica@galleriadartemodernapalermo.it



(11/01/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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