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LA BOTTEGA DEL CAFFé
Testo rivisitato da Rainer Werner Fassbinder da Goldoni
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
una produzione Teatridithalia dal 12 dicembre al 14 gennaio, all’Elfo di Milano.

La Redazione

La Bottega del caffè, nella versione corrosiva di Fassbinder e diretta a quattro mani da Bruni e De Capitani, ha debuttato nell’ottobre del ’91 imponendosi subito al pubblico per i suoi ritmi incalzanti e la comicità irresistibilmente cattiva. Entrata a pieno titolo nel repertorio dell’Elfo, è stata più volte ripresa nel corso di questi quindici anni e, da ultimo, riallestita per la Biennale Teatro dello scorso luglio.

Partendo dal testo che Fassbinder aveva scritto nel ’69 per il Teatro Comunale di Brema e usandolo liberamente per confrontarsi con la commedia originale, i due registi hanno sperimento un procedimento di “riscrittura al cubo” che si è rivelato uno dei punti di forza dello spettacolo; per questa via si sono riappropriati di Goldoni cercando di sottolinearne la portata sulfurea e di aggiungere un tassello a una comprensione non mummificata del nostro grande drammaturgo.

“Il segreto è stato quello di attenersi al Fassbinder drammaturgo – sottolineano Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani – ma di lasciar perdere le sue intuizioni registiche, riportando la commedia nel suo ambiente originale: la nostra Bottega si svolge in una Venezia laida, cupa, infestata dai ratti; abbiamo portato alle estreme conseguenze quell’idea di città aperta, luogo di frontiera che aveva spinto Fassbinder a situare la pièce in una specie di Las Vegas del Far West.

Noi ci siamo resi conto che Venezia era proprio questo, un luogo in cui l’interesse mercantile si trasformava in una spinta a mercificare tutto, già nell’epoca di Goldoni. Abbiamo anche recuperato dall’autore veneziano il senso di un linguaggio che ferisce attraverso la cerimonia e diviene immagine di un mondo in cui le buone maniere sono uno schermo per l’aggressione e la cattiveria”
.

In un impianto scenografico dal forte segno espressivo, la Venezia settecentesca di Goldoni diviene dunque una laguna urbana livida e violenta, dove l’elemento dominante è l’acqua.
Una combriccola di relitti umani, di parassiti attenti allo spicciolo e infoiati di sesso, si affanna sui pontili traballanti di questa città mefitica, per perpetuare il suo mercanteggiare.

Il denaro è tutto ciò che rimane e ovunque ci si trovi - bottega, bisca e bordello – impone le sue regole costringendo i personaggi a un ossessivo calcolo per tradurre rapidamente gli zecchini in dollari o lire: somme, capitali, prestiti e bolle speculative che si gonfiano e si sgonfiano in un turbinio di cifre e di parole, degno presupposto per gli scenari della fanta-finanza più attuale.

Elio De Capitani, con parlata napoletaneggiante, è anche in questa edizione Ridolfo, un pigro e insofferente padrone della bottega; confermati anche i ruoli di Corinna Agustoni, una spudorata Lisaura, Cristina Crippa, un’energica Placida moglie di Leandro, il finto conte interpretato da Gabriele Calindri; Luca Toracca è sempre l’assatanato biscazziere Pandolfo e Fabiano Fantini l’ottuso e cupo servo Trappolo.

Cambio della guardia per il sordido Don Marzio, interpretato in questa versione da Alessandro Genovesi, per il nobile e impetuoso Eugenio, interpretato da Nicola Russo, e per l’ingenua Vittoria, una Marina Remi dall’accento bergamasco.

biglietteria@elfo.org



(13/12/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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