Paolo Hendel torna a dedicare un po’ di spazio al teatro con un altro dei suoi divertenti monologhi votati alla rilettura dell’attualità che il nostro Paese sta vivendo, e sceglie un teatro di cintura come quello di Ostia per cominciare la tournée italiana.
È davanti all’immagine di un uomo che a stento si regge in piedi, che stavolta il comico fiorentino ci vuole far riflettere sorridendo. Il bipede barcollante, questa bestia che peccando di presunzione ha preferito “conquistare” la tanto agognata posizione eretta, piuttosto che restarsene a carponi con tutta la sicurezza delle quattro zampe.
Il faticoso e accidentato percorso della specie umana dall’Homo Erectus a Bruno Vespa, è vera evoluzione? Si chiede tra le righe Hendel davanti alla platea. E le risposte sono tante e spaventosamente divertenti agli occhi di un pubblico saturo di politica e televisione spazzatura, un pubblico che, con la risata, vorrebbe un po’ liberarsi dalle storture di un sistema di informazione allo sfascio.
Così, Bruno Vespa diventa un pretino al servizio del potente di turno, il figlio illegittimo di Vanna Marchi e del Cardinal Ruini; il governo Prodi assume la precarietà del bipede barcollante, che nel poggiare un piede davanti all’altro teme di cadere e invece pone la fiducia; e ancora, La Russa, conferma della teoria Darwiniana dell’ evoluzione, non è che l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.
Un monologo ironico e a tratti pungente attraverso il quale il comico toscano, laureato in lettere, si trastulla nel beffarsi delle sorti di un Paese come il nostro, invischiato in pregiudizi radicati in secoli di religiosa corruzione e politica incongruenza.
Dalla mela di Eva al giudizio universale, dal tirannosauro a Berlusconi, dall’estetica del Novecento alle volgarità di Sgarbi, passando per il calcio e la Ferrari e senza tralasciare il sesso e le nuove frontiere della biologia. La serata si conclude con l’immagine, annunciata dai telegiornali, del Mullah Omar che scappa in motorino.
Ma come ho fatto a non pensarci io a questa battuta! Conclude Hendel, che in meno di due ore ci ha fatto ridere, sì, ma ci ha guardati in faccia, restituendo al mestiere di comico quel ruolo sociale che per natura gli spetta.
Foto di Alessandro Botticelli
Amare l'arte è benessere
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