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LE SCALE DEL SACRO CUORE DI COPI
Le scale del Sacro Cuore di Cop, all’Elfo di Milano, inaugurano la stagione dei Teatridithalia con uno spettacolo surreale e dissacrante. Dal 18 al 29 ottobre.

Damiano Cristilli

Le scale del Sacro Cuore all’Elfo inaugurano anche il nuovo progetto Prime Opere dedicato a giovani artisti che si sono formati lavorando con Teatridithalia. Si tratta di uno spazio che, secondo le intenzioni di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, direttori artistici del teatro, potrebbe essere incrementato nelle prossime stagioni; è una via perché il teatro continui ad essere un organismo vivo, aprendo le porte alle nuove generazioni.

Les escaliers du Sacrè Coeur è un’ ambiziosa commedia umana scritta in versi liberi ben tradotta da Coppola e Prati che hanno reso il più possibile le rime del testo originale. Debuttato nel maggio 2006, lo spettacolo è stato prodotto dall’Associazione Baretti, realtà torinese diretta da Davide Livermore e attiva sui fronti della drammaturgia contemporanea, del teatro interculturale, musicale e di sperimentazione.

Lo spettacolo è diretto da Lorenzo Fontana che, dopo diverse esperienze come interprete con registi quali Avogadro, Ronconi, Baliani, Bruni e De Capitani, nel 1997 ha fondato 114, un’associazione che produce spettacoli teatrali e cortometraggi. Dal 2003 è socio del Baretti per il quale ha già firmato le regie di La Ballata di Hué di Dario Buzzolan e La regina degli Elfi di Elfriede Jelinek.

Ed ecco cosa succede nella pièce.
A Parigi, sulle scale della basilica del Sacro Cuore si incontrano due travestiti, barboni alla ricerca di carne fresca; lì incrociano una vecchia checca con cui innescano uno scontro per il controllo del mondo dell’orinatoio, territorio ambito anche da un gruppo di lesbiche capitanate da Lou, ricca borghese che ama passare le sue notti alla ricerca di donne, travestendosi da uomo. Chi dovrebbe garantire la pace sulle scale è un giovane marocchino, Ahmed, con l’aiuto di Martin, poliziotto di colore. Ahmed è innamorato di Lou e il fatto che entrambi siano omosessuali sembra non spaventarlo. Lou fa di tutto per allontanarlo, ma lui riesce a convincerla e alla fine la mette incinta...
“Ma se il vuoto di cui parli fosse lo stesso per noi due?
Non il vuoto dell’angoscia ma quello che ci separa e, che insieme, ci attira?”


Con questa frase Ahmed (un efficace Mimoun El Baroni) parla a Lou, chiedendole di essere amato attraverso quel vuoto che sembra impossibile da attraversare, ma che unisce quando viene riconosciuta la propria miseria umana e il comune destino.
L’arrivo della madre di Lou (una Ida Marinelli decadente e bizzarra) complica ulteriormente la vicenda.

I personaggi muoiono e poi resuscitano, le madri sono despote e vanésie, i figli vengono lanciati letteralmente da un personaggio all’altro.
Ma non si tratta di vero e proprio cinismo, anzi, è presente uno sguardo dolente e mai scontato verso questa gente scombinata e perdente.
La morte, trattata come una figura teatrale che si farà corpo definitivamente nell’ultima pièce “La visita inopportuna”, qui viene, come al solito, vista come una semplice parentesi tra un fiotto di vitalità e l’altro.
L’umanità strampalata di Copi fa parte della vasta progenie di Padre Ubu che quando parla di “merda e di cazzi” lo fa con leggerezza infantile, quasi ultraterrena.
Le sue creature inconcludenti, apparentemente sconfitte dalla vita, ma mai totalmente vinte, conservano sempre il loro humour sanguigno e grottesco.
Un mondo trasgressivo e vorace, dove tutte le emozioni sono vissute con un’intensità bruciante, mai maudit, ma allegre e spensierate anche nei momenti più drammatici.
Gli interpreti sono coinvolgenti nel loro alternare tenerezza e cinismo riuscendo a evitare la monotonia del verso colorandolo costantemente, recitandone alcuni sul ritmo di pezzi musicali, tra cui noti o bizzarri e molto politically uncorrect.

Come nella giusta tradizione di questo teatro, che ogni volta sorprende, si è data voce ad un umorista che, con la sua produzione è specchio deformante, ma onesto, delle contraddizioni di un’intera generazione e che sa essere sempre di un attuale a dir poco “straniante”.


Teatro dell’Elfo, via Ciro Menotti 11, Milano.
Da mercoledì 18 a domenica 29 ottobre




(19/10/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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