Boston. Colin è un poliziotto legato ad un capomafia irlandese, Frank Costello, che copre e a cui passa le informazioni riguardanti le volontà dei suoi superiori nel corpo di Polizia. William è un aspirante poliziotto che, per motivi disciplinari, viene spedito agli arresti domiciliari. Questo però è solo un espediente per far sì che, sotto falsa identità, il distretto di polizia lo appoggi per intrufolarsi nei loschi affari della banda di Costello. Tra i due nasce una corsa contro il tempo per compiere rispettivamente la propria missione senza farsi stanare.
Questo nuovo film di Martin Scorsese, è il remake di un film di Hong Kong, Infernal Affaire, un film che dura la metà di The Departed. Eppure, nonostante questa dilatazione nella durata, il film del regista americano è una scarica di adrenalina pura. Due ore e mezza di ritmo vertiginoso che non subisce momenti di stasi o di caduta, uno strepitoso sviluppo dell’azione drammatica dove ogni passaggio, compresi quelli più cruenti, sembra essere opportunamente messo al punto giusto della vicenda.
Scorsese filma un'altra variazione sul tema della malavita locale implementando, a grandi linee, il progetto che parte da Mainstreams, passa attraverso The GoodFellas ed arriva all’apogeo artistico in quest’ultimo lavoro. Questa volta però il boss che regge le fila della mafia cittadina è d’origini irlandesi e per una volta la mafia italiana perde la sua centralità nel cinema scorsesiano, inoltre i risvolti psicologici e la sottile accomunante demarcazione tra chi dovrebbe difendere il bene e chi dovrebbe rappresentare il male, lo rendono il più particolare, ed il più riuscito, tra i suoi film di mafia.
L’antefatto è quello del ricco mafioso che prende in simpatia un bambino e si accattiva il suo affetto facendogli regali e dandogli dei soldi. Da adulto lo agevolerà economicamente e lo incentiverà per entrare nella polizia, fino a che il ragazzo non diventerà capo dell’ufficio indagini. Il limite tra bene e male è veramente sottile e, come dice Costello all’inizio del film, per non essere un prodotto del proprio ambiente bisogna far sì che l’ambiente diventi un proprio prodotto. Quindi rischiare ed imporsi, a tutti i livelli.
Chi più chi meno, chi con maggior senso etico, chi con sbrigativo impulso bestiale, tutti i protagonisti di questo film sembrano mossi dall’ambizione di arrivare sempre più in alto. Ognuno a suo modo, ognuno con il proprio punto di partenza. E questa forza di volontà darà ad essi la capacità di districarsi e di gestire una situazione ambientale che diventa molto più grande di loro stessi, ed insostenibile alla lunga.
Costello spadroneggia impunito a Boston, facendo il bello ed il cattivo tempo, piazzando microprocessori alla mafia cinese e gestendo perfino dei cinema porno. Colin riesce a prendere per il naso un intero distretto di polizia, facendo sempre sviare le indagini ed i pedinamenti per favorire Costello ed i suoi illeciti giri. Oltretutto, nel barcamenarsi con un piede su una staffa ed uno su un’altra, riesce anche a far carriera ed essere stimato da quasi tutti i suoi colleghi. William, il cui carattere somiglia non poco a quello di Frank, in realtà vorrebbe essere un buon poliziotto ed è disposto a tutto per dimostrarlo e per guadagnare la stima e la riconoscenza che i superiori non hanno nei suoi confronti.
E proprio perché è, nell’animo, uno che dovrebbe stare dall’altra parte della barricata, e non a difesa della legge, s’infila facilmente nel clan di Costello e stabilisce con lui, dopo le solite presentazioni informali della malavita, un particolare rapporto d’empatia grazie al quale riesce a non farsi scoprire. Le vite dei due personaggi saranno specularmene accomunate tra loro, oltre che dal malvivente, da una psicanalista che riuscirà a tirar fuori la loro vera essenza. La donna s’innamorerà della fragilità che risiede nella profondità del carattere di William e che si riesce a percepire solo dopo aver superato quell’apparente barriera di durezza con cui lui si difende. Per contro, non riuscirà mai ad amare fino in fondo Colin, l’uomo che la mette incinta.
Comincerà presto a diffidare dei suoi comportamenti e delle ambigue telefonate che lui riceve, fino a scoprire, grazie alla fiducia che William nutre nei suoi confronti, il vero ruolo dell’uomo con cui sta insieme. Lei è il punto di contatto fra questi due uomini, almeno fino al momento della resa dei conti. Questo menage a trois è solamente uno dei tanti complessi ingranaggi drammaturgici che fanno di questa pellicola un vero labirinto reticolare d’esistenze dove in pochi riusciranno a trovare l’uscita. Da sottolineare l’ottimo cast del film, con una speciale citazione per due vecchi mostri sacri come Martin Sheen e Jack Nicholson, poliedrico ed eccentrico mattatore, come nelle sue migliori performances.
Amare l'arte è benessere
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