Jean-Paul Sartre nasce a Parigi il 21 giugno 1905. Morendo il padre solo due anni dopo la nascita di Jean-Paul, la giovane Anne-Marie si rifugia a Meudon dai suoi genitori. Qui il nonno materno esercita sul futuro scrittore una profonda influenza, anche per quel che concerne la sua precoce "vocazione" letteraria. La madre passa a nuove nozze con il direttore dei cantieri navali di La Rochelle. Nella stessa città, il piccolo Jean-Paul frequenta il liceo. Dopo aver conseguito il baccalaureato è ammesso alla Scuola Normale a Parigi.
Conosce Simone de Beauvoir, in seguito pure lei celebre scrittrice e fervida promotrice di movimenti in difesa delle donne, con la quale resterà sentimentalmente legato per tutta la vita. Ottenuta l'abilitazione all'insegnamento. "La nausea", è un "racconto filosofico" in cui Antoin Roquentin, il narratore, scopre nell'angoscia che niente nella sua vita è motivato o giustificato, e che questa gratuità non lo esime dalla necessità di scegliere. Egli è libero e responsabile, e spetta a lui solo giudicare se stesso. I cinque racconti de "Il Muro", pubblicato l'anno seguente, esprimono questi temi in un linguaggio più letterario, risolvendoli senza residui nel tessuto narrativo. Per cui, più della Nausea, essi rivelano il clima socioculturale di quegli anni. Il racconto che dà il titolo al volume rappresenta l'uomo in una situazione estrema, e il suo sforzo di assumerla, padroneggiarla, superarla.
Intanto, in quegli anni, presta servizio militare a Nancy, Brumath e Mossbronn. Il 21 giugno viene fatto prigioniero dai tedeschi a Padoux, in Lorena, e quindi internato a Treviri. Ottenuta la libertà (facendosi passare per civile}, partecipa attivamente alla Resistenza clandestina. Sullo sfondo della guerra d'Indocina, si pronuncia sul caso Henri Martin, e pubblica una raccolta di testi commentati che ha per titolo "L'affare Henri Martin". In maggio, con Simone de Beauvoir, visita l'URSS. Visita anche la Cina, e scrive la prefazione a "Da una Cina all'altra", libro fotografico di Cartier-Bresson. Il numero di gennaio di "Les Temps Modernes" esce interamente dedicato alla Rivolta ungherese. Sartre, che aveva già pubblicato sull' "Express" una prima energica protesta, ribadisce, nel saggio "Il fantasma di Stalin", il suo atto di accusa contro la politica sovietica e compie un'acuta analisi del dramma che ha sconvolto il campo socialista. Appare l'opera filosofica "Critica della ragione dialettica", nella quale Sartre instaura un colloquio critico tra il marxismo e il proprio esistenzialismo. Risiede per un mese a Cuba, ospite di Fidel Castro, e vi dedica un reportage su "France-Soir".
È l'autore del famoso "Manifesto dei 121" che proclama il diritto all'insubordinazione per i francesi mobilitati nella guerra d'Algeria. Dà la propria pubblica adesione al Reseau. Jeanson, l'organizzazione clandestina sostenitrice del Fronte Nazionale di Liberazione algerino. Nel 1963 esce l'opera autobiografica "Le parole". Lo stesso anno gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura. Sartre lo rifiuta, giustificando il suo gesto con ragioni personali: "ho sempre declinato le distinzioni ufficiali"; e con ragioni obiettive: "io sto lottando per avvicinare la cultura occidentale a quella orientale, e svuoterei la mia azione se accettassi onorificenze da Est o da Ovest". Rifiuta un invito, rivoltogli da università americane, a svolgere un ciclo di conferenze negli USA poiché è contrario all'intervento americano nel Vietnam. Nell'inverno '66-'67, compie un giro di conferenze in Egitto e in Israele, esprimendo in entrambi i paesi con grande franchezza la sua opinione sulla questione arabo-israeliana. Nel 1968, durante i fatti di maggio, Sartre prende parte alle lotte studentesche, allineandosi alle posizioni politiche di alcuni gruppi della sinistra extraparlamentare. Sartre muore a Parigi nel 1980.
(21/09/2006)
Amare l'arte è benessere
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