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DAL CAFE' CHANTANT AL CABARET
Il Cabaret è un'arte simbolica, attraverso cui significati importanti e anche seri vengono trasmessi in modalità non usuali e spesso "stupefacenti"...

Mara Macrì e Simone Pasquali

Il Cabaret è un luogo dove si ride, ma è anche un luogo dove il far ridere diviene un’arte simbolica nella quale gli aforismi esprimono una sorta di sentenza filosofica, applicata alle norme generali della vita. Chiunque si cimenti in questo ambito privilegia la parte ludica del proprio essere, quella che con il tempo e con l’esperienza tende a scomparire, contemporaneamente è in grado di trasmettere anche le più brutte verità filtrate da un’ironia sagace. Il Cabaret è capace di alleggerire lo spirito e di contrapporsi ai mali odierni che appesantiscono la mente e offuscano sia la voglia di ridere che il senso dell’umorismo.

Tutto ciò era noto fin dai tempi di Rabelais e Villon nelle bettole che all’epoca costituivano l’usuale ritrovo per intellettuali, artisti e macchiettisti i quali, dando libero sfogo ad ogni tipo d’invettiva, colpivano il formalismo accademico con scenette animate da canzoni intervallate da infiniti monologhi. Nomi come Petrolini, Viviani e Fregoli sono passati alla storia poiché mettevano in scena difetti e carenze di ognuno attraverso parodie che conducevano lo spettatore ad ironizzare su se stesso. Ma il Cabaret, che sembra sia nato a Parigi anche se alcune correnti attribuiscono l’imprimatur all’Olanda, costituiva anche un modo per farsi conoscere per i giovani pittori e poeti che usavano il ritrovo come studio-atelier e trampolino di lancio contemporaneamente.

In Italia i caffè-concerto - tra i primi il Caffè della Scienza a Bologna, il Caffè Florio a Torino il Caffè Greco a Roma e il Diodato a Napoli -riuscivano ad attirare persone di ogni ceto sociale con tanta voglia di divertirsi e dimenticare le difficoltà di un momento storico, il Novecento, denso di gravi perturbazioni sociopolitiche ed economiche.

Altra figura interessante che arricchì i Café dell’epoca è la Sciantosa, una donna che abbandona la povertà della vita quotidiana per andare incontro alle incognite di un mondo falsamente scintillante. Inizialmente la Sciantosa viene dal popolo è spinta sulla scena, spesso, dalla necessità di sopravvivere all’indigenza, ma possiede anche l’ispirazione teatrale che la rende protagonista del Café Chantant. Agli occhi dello spettatore appare intrigante ed assoluta, fa sognare.

La sciantosa italiana usa nomi francesi per darsi un tono e cerca di scoprire i punti giusti per compiacere il pubblico maschile. Successivamente diverrà più professionale acquistando nuova luce tanto che uomini di spessore e prestigio culturale ne rimarranno coinvolti. Anche le donne comuni, nel frattempo, iniziano a frequentare i Café e la Sciantosa diviene per loro un simbolo da imitare sia negli atteggiamenti che nel vestire trasformando lo spettacolo in un fatto di costume.

Tra i personaggi che hanno sottolineato il Cafè Chantant possiamo ricordare: Amalia Faraone, Olimpia Davigny, Lucy Charmant, Rosa de Saxe, Joly Fleur, che hanno anticipato le dive del cinema dei primi del Novecento come Lina Cavalieri, Elvira Donnarumma, Carolina Otero, Anna Faugez, immagini di donne a volte tristi a volte romantiche, in altri casi patetiche…ma sempre intense.

In Italia il vero Cabaret non si è mai affermato pienamente, il Varietà ed il Teatro di Rivista hanno sostituito quello spazio. Nasce realmente negli anni ’50 con il cabaret milanese impegnato culturalmente e politicamente di sinistra, con attori come Dario Fo, Giancarlo Corbelli, Enzo Jannacci, Franco Nebbia, Paola Betti, Nanni Svampa ed altri ancora che, criticando le debolezze umane, raccontano la vita di colui, che di motivi per ridere ne ha ben pochi. Diverso dal cabaret romano volto esclusivamente a divertire il pubblico, non vuol cambiare il mondo ma soltanto l’umore della gente.

E ancora, far ridere è un arte che nasce da svariate e variabili motivazioni, una di queste potrebbe essere la voglia di creare, per momenti alcuni, un’oasi da condividere con chiunque ne sappia cogliere l’essenza utilizzando la risata come farmaco naturale.



(12/09/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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