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Lo stile del film è comunque funzionale allo sviluppo delle emozioni, anche se non fa nulla per non risultare ridondante nelle fasi emozionali della vicenda. Il montaggio diventa un pò troppo serrato e concitato nei momenti d’agitazione narrativa, e recitativa, mentre l’uso insistente del rallenti in alcune scene sottolinea qualche rivelazione o riflessione che sarebbe ugualmente risultata evidente. Il rischio è quello di sottostare troppo alle regole delle odierne messe in scena -da tempi di videoclip, così come le immagini dei titoli di testa del film che sembrano il trailer dello stesso- sempre che si consideri il cinema un’arte capace di attraversare, incolume, il basso discontinuo stilistico delle mode e degli stili, non cedendo nulla a questo, a beneficio di un’assoluta continuità di tensione artistica nella necessità interiore dell’autore.

Credo che il cinema di grandissimi artigiani come Michael Mann o Spike Lee abbia contribuito non poco alla messa in scena dell’opera di Roth. Non saranno i vecchi thriller anni 70’ di Schlesinger o Zinneman, tanto per fare qualche nome, ma siamo sempre su un buon livello di cinema. Infine come non citare la meravigliosa scena dello scontro tra contestatori e polizia, dove Lorenzo cerca di fare da mediatore tra le due parti, tentando di farle incontrare e si ritroverà a terra, ferito alla testa da una manganellata, mentre osserverà l’immagine di un ragazzo, con fiamme sullo sfondo, che poco prima aveva fermato mentre stava per dare fuoco a degli scatoloni di cartone. L’impressione è quella che egli si domandi se abbia fatto la scelta migliore nel tentare, per tutta la vita, di promuovere un dialogo, di mediare una situazione che, forse, è tanto impossibile da cambiare senza violenza quanto ingiusta nell’apparente sensazione di liberazione che un gesto dirompentemente violento può generare.



(17/07/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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