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COME CRESCERE UN BAMBINO OTTIMISTA
MARTIN E. P. SELIGMAN

Essere ottimisti o pessimisti va molto al di là di una generica visione del mondo. Il nostro atteggiamento verso la vita, infatti, influenza in modo potente il modo in cui essa si dispiega di fronte a noi. Con questo libro potremmo insegnare a noi e a nostri figli come vivere una vita all’insegna del sorriso.

Laura Bonaventura

Che cos'è l'ottimismo? L'ottimismo è un modo di spiegarsi gli eventi. E' la risposta di Martin E.P. Seligman, docente di Psicologia all'Università della Pennsylvania e autore del bel libro "Come crescere un bambino ottimista", pubblicato nel marzo di quest'anno da Sperling & Kupfer.

Seligman, che ha dedicato trent’anni allo studio delle cause della depressione e alla sperimentazione del suo programma di “immunizzazione psicologica”, presenta nel libro un metodo per insegnare ai bambini un “ottimismo realistico”, non basato sulla sciocca ripetizione di slogan quali “Sono una persona speciale”, “Tutti mi amano”, “La mia vita migliora di giorno in giorno”, bensì su una valutazione realistica degli eventi negativi e della loro origine.

Come fare? Il primo passo è insegnare ai bambini ad intercettare i propri pensieri automatici e a metterli in discussione. Le persone pessimiste infatti tendono a spiegarsi gli eventi negativi in termini permanenti, pervasivi e personali, convincendosi di esserne la causa esclusiva e di avere caratteristiche talmente negative da provocare ulteriori fallimenti anche in futuro e in tutti gli ambiti della propria vita.

Non così gli ottimisti, che considerano i fallimenti come transitori, circoscritti e impersonali, attribuendone la causa in massima parte ad altre persone o alla circostanze. Quando si tratta di eventi positivi, ecco che i pessimisti li attribuiscono alla fortuna, li circoscrivono nel tempo e non ritengono che possano influenzare altri ambiti dell’esistenza; gli ottimisti invece se ne attribuiscono interamente il merito e sono convinti che dipendano da proprie abilità personali tali da estenderne la portata nel tempo e in altri campi nella propria vita.

Il pessimismo, sostiene Seligman, non è legato ai naturali alti e bassi della vita, bensì è frutto di uno “stile esplicativo”, appreso durante l’infanzia, fautore di disastrose conseguenze, quali depressione, rassegnazione, prestazioni inferiori alle proprie possibilità e addirittura precaria salute fisica.

Il programma, sperimentato con successo dall’autore in numerose scuole americane, si propone di insegnare ai bambini a modificare le proprie opinioni circa il fallimento, di incoraggiare la loro tolleranza nei confronti delle frustrazioni e di valorizzare la perserveranza più del successo.

Il metodo viene presentato in duplice forma, per essere applicabile agli adulti – genitori e insegnanti, dai quali i piccoli apprendono in massima parte il proprio “stile esplicativo” – che dovranno farlo proprio prima di insegnarlo a figli e alunni, e ai bambini. L’età più indicata è quella dagli 8 ai 14 anni, ma un’intera sezione del libro è dedicata alla prima infanzia, periodo cruciale per acquisire un modo ottimistico di guardare alla vita.

Ma in cosa consiste questo metodo? L’autore invita ad elaborare, a partire da un evento negativo, un preciso schema di analisi che prenda in considerazione l’evento stesso (A=Adversity), la propria convinzione riguardo a quell’evento (B=Belief) e le emozioni che da quella convinzione sono scaturiti (C=Consequences).

E’ dimostrato infatti che non è tanto il fatto spiacevole o il fallimento a provocare la sofferenza, quanto l’interpretazione che se ne dà, attribuendosene l’intera colpa ed estendendone la portata, fino a ritenersi un fallimento come persone, proprio come tendono a fare i pessimisti.

In base a questa consapevolezza il lettore è quindi portato a mettere in discussione le proprie convinzioni (D=Discussion) e a trovarne altre più realistiche, giungendo alle sensazioni più piacevoli e positive (E=Energization) che la visione ottimistica dell’avvenimento porta con sé, spingendo a non abbattersi di fronte al fallimento, ma a continuare a provare o a trovare possibili miglioramenti alla propria situazione.

Per i bambini il programma è presentato in forma semplificata, a partire da una chiara spiegazione di che cos’è il dialogo interiore, e sono previsti fumetti e divertenti storielle i cui protagonisti incarnano i diversi stili di pensiero.

Infine due ampi capitoli sono dedicati alle tecniche per rafforzare le abilità sociali dei bambini, in quanto l’ottimismo da solo non è sufficiente a risolvere i problemi “reali” che essi possono incontrare. I piccoli che hanno buone capacità di problem-solving e che sanno affermare la volontà in modo assertivo stringono facilmente nuove amicizie, intraprendono senza ansia nuove attività, sanno collaborare, negoziare e sono capaci di gestire i conflitti, si fidano degli altri e infondono loro fiducia, sanno scusarsi se hanno torto, ma difendere il proprio punto di vista quando hanno ragione.

Acquisire queste capacità, afferma Seligman, è possibile e, con chiarezza davvero americana, introduce il percorso da seguire per imparare a gestire le situazioni critiche all’interno delle relazioni.

La felicità, secondo l’autore, è un’emozione che non può essere disgiunta da ciò che facciamo e uno stile esplicativo ottimista è la chiave per non cedere di fronte ai primi fallimenti, bensì perseverare per arrivare ai traguardi e agli obiettivi che davvero si desiderano, senza cadere nelle trappole della rinuncia e del catastrofismo. E l’ottimismo, conclude Seligman, mostrando i brillanti risultati delle sue lunghe sperimentazioni, si può apprendere.

Edito da Sperling & Kupfer (2006)



(09/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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