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Per sfatare certe leggende
Mozart visse solo 35 anni ma in questo pur breve lasso di tempo fu in grado di realizzare e regalare all’umanità quasi 600 composizioni tutte di qualità eccezionale: opere teatrali tra le quali Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787), Così fan tutte ( 1790); operette come Il ratto del serraglio (1782), Il flauto magico (1791); opere serie come Lucio Silla, Idomeneo, La clemenza di Tito; oltre a sinfonie, concerti, serenate, divertimenti, musica da camera, arie, lieder, musiche sacre, ecc.

Come capita a ogni personaggio eccezionale, anche sulla vita e sulla morte di Wolfgang Amadeus Mozart sono fiorite molte leggende e dicerie che ricerche più approfondite si sono incaricate di sfatare o, per lo meno, ridimensionare. A cominciare dal suo presunto infantilismo. Nonostante certe affermazioni della sorella che lo descrive come un “eterno bambinone”, e alcune anche recenti rappresentazioni (ad esempio il film che gli ha dedicato Milos Forman), Mozart fu uomo coltissimo, che fin da giovinetto aveva frequentato i più grandi musicisti e intellettuali della sua epoca, anche se conservava uno spirito giocoso e una ingenuità di fondo. Altro punto su cui sono nate molte illazioni riguarda le sue difficoltà economiche. È vero che, soprattutto negli ultimi anni di vita, Mozart chiedeva continuamente denaro in prestito ed era indebitato fino al collo. Tuttavia, questo non gli impediva di mantenere un tenore di vita molto elevato: bei vestiti, appartamento signorile, carrozza e cavalli.

Altra storia, ancora più famosa, il sospetto che Amadeus sia stato avvelenato da un concorrente invidioso, magari l’intrigante compositore italiano Salieri, che per scherzo Mozart chiamava “Bombonieri”. Non sappiamo con chiarezza le cause della sua morte ma si è propensi a ritenere che si sia trattato di una banale infiammazione cardiaca, collegata a una forma reumatica. Anche la leggenda che al suo funerale non partecipasse nessuno e che il suo corpo venisse sepolto in una fossa comune appare un’ipotesi azzardata. La cerimonia dell’inumazione di Mozart, un funerale di terza classe, avvenne partendo dall’appartamento viennese, dove la bara, accompagnata dalla moglie Costanza, sostò nel duomo di Santo Stefano per la benedizione. Dalle cronache, sembra che il feretro venne seguito da parecchi concittadini che piansero la scomparsa del musicista, il quale poi fu sepolto in una tomba semplice, certamente poco adeguata al rango e alla fama del grande compositore.


Le caratteristiche del genio di Amadeus
Come si fa a descrivere l’arte mozartiana? Probabilmente è un’impresa impossibile, come scrisse il compositore Hans Werner Henze, il quale, accingendosi a parlare dell’arte del “divino fanciullo” si chiese: “Si può sfiorare l’inconcepibile con le parole?”. La poetessa Ingeborg Bachmann sottolinea dal canto suo la “purezza dolce-amara” di Mozart, mentre Hermann Hesse, il grande scrittore tedesco, riconosce anch’egli la dicotomia mozartiana “tra idea e fenomeno, tempo e eternità, divino e umano”. Wolfgang Hildesheimer definisce la sua allegria come “la frenetica brama di vivere del condannato a morte”. Forse, Amadeus non fu solo un grande innovatore della musica. Egli fu anche capace di dare ai tradizionali elementi compositivi una malleabilità assoluta, mescolando i generi, cercando sempre un geniale equilibrio tra comico e tragico, ingenuità e dottrina, grazia e oscura inquietudine, giocosità e melanconia.


Le celebrazioni per l’anniversario
In occasione della ricorrenza del 250° anniversario della nascita di Mozart, a Salisburgo e a Vienna si concentrerà la maggior parte degli eventi: concerti, spettacoli, incontri. Ma anche Milano ospiterà numerose celebrazioni. Da ricordare, tra l’altro, che è stata proprio la Scala di Milano ad anticipare l’anno mozartiano, inaugurando lo scorso 7 dicembre la stagione musicale 2005-2006 del teatro con la rappresentazione dell’opera di Mozart “Idomeneo”, la cui vicenda può simboleggiare in qualche modo la crisi tra il padre, Leopold, e il figlio, Amadeus. Come noto, la storia narra di un figlio, il principe Idamante, che dovrebbe sacrificarsi per il padre Idomeneo ma, alla fine, sarà il padre a sacrificarsi e abdicare in favore del figlio. Come non pensare che le parole nel quartetto del terzo atto dell’opera richiamino la dolorosa scelta di Wolfgang quando decise di lasciare Salisburgo e il proprio padre? “Andrò ramingo e solo/ Morte cercando altrove/Finché la incontrerò!”.



(27/08/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la forza della musica è benessere

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