Aumenta la nostra libertà, la nostra possibilità di scegliere, di approfondire, di escludere. E’ una libertà limitata ovviamente: la nostra autonomia di scelta sarà confinata all’interno di una serie di opzioni ideate da qualcun altro. Ma tutto sommato è così anche su Internet (ancora più in grande). La realtà è che ci troviamo dinanzi a un dispositivo che può cambiare pratiche produttive e fruitive della televisione in modo forte.
Si pensi poi che l’interattività non sarà solo collegata alle trasmissioni tv, ma nel tempo verranno implementati servizi che consentiranno all’utente di comunicare con gli uffici pubblici, con la banca, con il medico, con il cinema: si potranno effettuare prenotazioni, richiedere certificati, porre domande via mail o via forum, navigare su siti Internet. Nel tempo forse si potrà anche votare per le elezioni. Secondo la visione di molti governi la televisione interattiva potrà diventare una sorta di surrogato di Internet, più diffuso presso la popolazione e più facile da usare. Sarà reso disponibile un servizio fondamentale a una larga fascia di persone che ora ne sono escluse perché mancanti di un’alfabetizzazione informatica.
Queste sono le buone notizie, raccontate in estrema sintesi per motivi di spazio. Forse non sono nemmeno tutte così positive, ma nell’insieme siamo davanti a una svolta sostanziale, che nel giro di cinque-dieci anni renderà la televisione – cioè il medium dall’influenza culturale più potente che esista – qualcosa di molto diverso da ciò che oggi conosciamo. C’è l’opportunità di trasformare la tv da veicolo di quel blob che conosciamo a medium che promuova pensiero critico, cultura, democrazia e un divertimento un poco meno scemo. Naturalmente questa è la visione ideale, persino fiabesca per chi conosce un poco la storia della televisione in Italia. Ma l’ideale spesso è un buon punto di partenza, anche solo se serve a capire fin dove siamo rotolati.
Ora tocca agli uomini. Le indicazioni non sono troppo incoraggianti. Il mercato è timido e spompato, la politica vischiosa. Se ci atteniamo a quanto visto finora, al di là delle belle parole scritte su qualche documento ufficiale, il digitale terrestre è soltanto l’ennesima fetta di torta, forse un po’ più zuccherosa delle precedenti. Non molti anni fa Popper reclamava un “patentino” per gli operatori della televisione, che ne comprovasse sia la competenza che le qualità etiche. Aveva chiaro che la televisione è uno snodo fondante della cultura contemporanea. E che a realizzare le cose bene o male sono le persone. Ora la televisione sta per diventare digitale: milioni di bit, antenne e schermi ci chiedono cosa devono fare.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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