Inizia alle 23.40 il sabato di “Speciale per me”, quello che vorrebbe ritagliarsi come il luogo d’elite del varietà nostrano. Così, Renzo Arbore torna in video per saziare gli ‘altri’ spettatori, popolo della notte, con un programma per chi ‘stanco della televisione, tornando a casa non ha ancora voglia di andare a dormire’ conferma lo stesso Arbore.
‘Meno siamo e meglio stiamo’ canta simpaticamente la sigla dell’ Orchestra Italiana, lasciando non poco spazio a doppi sensi e interpretazioni varie. Eppure così pochi non sono, né la miriade di personaggi che costantemente partecipano alle puntate, né gli ospiti di qualità, né tantomeno gli ascolti. A quanto pare infatti, per il successo riscosso Raiuno avrebbe deciso di prolungare il programma di dieci puntate, mandandolo in onda fino al 28 maggio.
Cosa dire della sostanza, nonostante il trash talvolta al limite della sopportazione nelle movenze della Laurito e dell’ ‘Antica Arboristeria’ che si crogiola in battute scontate e scenette forzate capaci di strappare a stento il sorriso, qualcosa di apprezzabile resta. Mentre Arbore si dondola tra clarinetto e parole a mo’ di re dello swing, piacevole è la presenza di un Michele Mirabella nelle teatrali vesti di dotto, professore di semiotica e semiologia, giocatore inconsueto di lessico.
Ma i veri protagonisti della trasmissione sono gli ospiti musicali. Ogni volta Arbore non perde occasione di annunciare nuove band dello scenario jazz-blues italiano e non solo(i Niki Nicolaj apparvero in questa sede prima di salire le scale dell’Ariston a San Remo), nonché di collaborare in diretta con artisti d’eccezione (il celebre pianista Stefano Bollani, per esempio). Le due grandi orchestre poi, quella Italiana e gli Swing Maniacs, non fanno altro che accompagnare il tutto prestandosi anche ad allegre improvvisazioni. Si fa musica insomma, e cultura musicale (anche se troppo spesso ristretta ad un’americanità napoletanizzata). Ma non solo.
Gli ospiti non sono tutti musicisti, e i grandi dello spettacolo non fanno complimenti per sedersi alla messinscena della chiacchierata informale ed intima. Si parla con chi c’è stato e c’è ancora (Benigni, Patti Pravo, Banfi, Villaggio, Boncompagni, Frassica, Paoli e Vanoni…), di chi non c’è più (Manfredi, Troisi, Franco e Ciccio…), raramente di chi è appena arrivato (nella scorsa puntata ospiti prediletti, i comici Ficarra e Picone).
Così, nonostante si presenti come un intrattenimento per chi non guarda la tv, “Speciale per me” è tutto sommato un programma ‘meta-televisivo’ e nostalgico, dove accanto all’elogio dell’arte musicale è messa in opera una rilettura trasparente e paradossalmente non mediata di ciò che è stato televisione. E’ uno schermo nello schermo di filmati in bianco e nero, a tracciare a ritroso la storia del nostro spettacolo, quasi in chiave di documentario senza voce fuori campo. Forse questa l’unica intrinseca provocazione al senso critico dello spettatore, in grado di salvare la trasmissione da una veste altrimenti del tutto anacronistica.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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