Ho conosciuto la tecnica del bonding (letteralmente “che lega”) partecipando da allieva, anni fa, ad un seminario di crescita personale, la One Experience, o Esperienza dell’Uno.
L’uso del bonding mi aveva colpito per la sua efficacia nel liberare blocchi energetici riconducibili essenzialmente a rabbia, paura e dolore senza darne un’interpretazione mentale.
Gli aspetti particolarmente interessanti, sperimentati prima personalmente, sono essenzialmente due: l’uso, direi “primitivo”, del suono, e precisamente dell’urlo, accompagnato da una respirazione consapevole, per tirar fuori in maniera diretta e spontanea emozioni che non si crede di avere dentro in modo stratificato e il sostegno fisico con un’altra persona.
Entrambi questi elementi facilitano l’espressione delle emozioni bloccate in quanto l’urlo, per la sua forza istintiva, risulta estremamente liberatorio (così lavora anche il primal scream: urlo primario) ed importante per attivare le energie del corpo, ed il sostegno fisico di un’altra persona rinforza la carica di espressività.
Quando in psicoterapia uso questa tecnica divento il supporto fisico del cliente, senza però interferire in altro modo (incitazioni, espressioni di consolazione o altro).
Quindi, approccio non verbale e verbale si uniscono per creare una trasformazione più profonda.
La pulizia da emozioni sepolte al di sotto della coscienza porta, tra l’altro, a vivere intensamente il momento presente per ciò che è, senza farsi agganciare da moti emozionali relativi ad esperienze già vissute e rimaste in qualche modo “aperte”, incomplete.
Ad es. è quello che accade quando, in una determinata situazione, ci accorgiamo di avere reagito in maniera spropositata rispetto al fatto oggettivo che abbiamo di fronte.
Quindi, se spesso si è trattenuta la rabbia nell’essere trattati in un certo modo dal proprio datore di lavoro, quando al di fuori di quella relazione, ad esempio il partner adotta un atteggiamento simile, è molto probabile che arrivi la reazione rabbiosa che a quel punto diventa incomprensibile proprio perché non proporzionata all’evento.
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