Jean-Jacques Rousseau odiava i capezzoli rientranti e si sentiva particolarmente attratto verso le donne opulente dal seno “forte” e protettivo. Lancia un appello rivolto alla semplicità e alla natura influenzando perfino le nobili dame che slacciarono i corsetti ed iniziarono ad allattare i loro figli, cosa che veniva considerata quanto mai rivoluzionaria. Insieme ad altri prese parte addirittura ad una crociata medico-pedagogica contro il corsetto (1750).
Anatole France, appassionato estimatore del seno nascosto e pudico, scriveva nell’Isle des Pingouins: «Il pudore comunica alle donne un’invincibile attrattiva». Nel Rinascimento, i poeti erano permeati da un’atmosfera di calda sensualità che esprimevano in versi come Marot nel Bel capezzol.
Eugene Plochart, come Rabelais, amava i seni molli. Mentre Marot e Ronsard prediligevano quelli piccoli e raccolti, Voltaire al contrario preferiva quelli provocanti di grandi dimensioni che era difficile nascondere.
Gabriele D’Annunzio, poeta soldato, noto anche per le molte amanti, elogiava il seno spregiudicato ricco di carnalità e lussuria.
La contemplazione nostalgica del seno ha acceso la fantasia creativa di molti scrittori e poeti che, proprio come nella bellezza dei miti che trae origine dai sogni, così nel “sogno seno” hanno scelto la via per esprimere e comunicare quanto di più esaltante, erotico, tenero e appassionato si racchiude “nell’inspiegabile” stupore del mistero seno.
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