Una premessa fondamentale quando si parla di Reiki è il fatto che questa tecnica guarisce l’individuo, non combatte la malattia; potremmo dire, semmai, che aiuta a rimuovere le cause che ne hanno consentito l’insorgere.
Da questo punto di vista, agisce in maniera del tutto analoga agli altri metodi di guarigione globali, olistici, per i quali la malattia non è che un messaggio, una richiesta di aiuto che ci giunge da una parte molto profonda di noi..
Il Reiki si propone quindi come uno strumento estremamente prezioso per affrontare tra le altre cose tutti i cosiddetti problemi psicosomatici.
Stress, esperienze traumatiche, un’infanzia difficile... sono solo alcune tra le cause che possono provocare depressione, scoraggiamento, ma anche esaurimento nervoso, insonnia e così via, fino ad innescare vere e proprie malattie.
Analogamente ai problemi fisici, anche questi disturbi vengono molto spesso ‘’curati’’ con calmanti o psicofarmaci, per cui rimangono sepolti dentro di noi, pronti a riaffiorare nel momento meno opportuno. Non solo, ma ingenerano una stanchezza che cresce con il passar degli anni e che favorisce come reazione di difesa l’erezione di barriere sempre più solide tra noi stessi e la Realtà, per cui ci ritroviamo a vivere in un mondo illusorio fatto delle nostre fittizie proiezioni mentali: la sicurezza di un posto fisso, di un conto in banca diventano un ben misero surrogato di una vita piena e degna di essere vissuta.
Come conseguenza, molti cominciano a ‘’pensare negativo’’, ad essere sfiduciati, scoraggiati, ad abbandonare qualsiasi velleità di autorealizzazione... con il risultato di innescare il processo dell’invecchiamento. Molti ricercatori concordano, infatti, sul fatto che la vecchiaia sia un fattore soprattutto interiore, che l’uomo invecchia quando abbandona i sogni, si rinchiude nella routine, in poche parole quando si accontenta di cercare di trascorrere il tempo nel modo più piacevole in attesa di morire.
Dopo tre anni di sperimentazioni, l’équipe britannica del Centro di ricerche mediche di Dundee, guidata da Philip Cohen, è riuscita a dimostrare che lo stress aumenta nell’organismo la secrezione di adrenalina da parte delle ghiandole surrenali; quando l’ormone entra in contatto con le cellule dell’organismo, provoca una serie di reazioni a livello di enzimi, che stimolano un’attività frenetica a livello energetico delle cellule stesse.
Secondo l’équipe britannica, è come se alcune proteine tenessero perennemente la cellula sotto pressione, come un’auto guidata con l’acceleratore sempre premuto a tavoletta. Dopo un po’, ha scoperto il professor Cohen, la cellula inizia a riprodursi in maniera incontrollata ed impazzisce, provocando il cancro. Sempre secondo i ricercatori di Dundee, anche il diabete deriva da scompensi nel meccanismo di conversione degli zuccheri, provocati dall’eccesso di adrenalina.
In parallelo alle ricerche britanniche, un gruppo di studio del Kentucky ha recentemente attribuito ad un eccesso di adrenalina l’invecchiamento precoce delle cellule cerebrali, il ché comporta una diminuzione della memoria e della lucidità intellettuale; secondo i risultati delle loro ricerche, lo stesso sistema immunitario rimane indebolito dallo stress, cosa che permette la diffusione di malattie di origine virale.
Ma che cos’è esattamente lo stress?. Prendendo in prestito i termini della fisiologia, potremmo dire che si tratta di una reazione di adattamento nella quale il corpo si prepara, o si adatta, ad una situazione di minaccia. Stress, secondo questa definizione, é ciò che fa battere furiosamente il cuore per ossigenare il sangue in momenti di particolare affaticamento (es. dopo uno sforzo fisico abbastanza intenso e prolungato).
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