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Un’intimità che esisteva ancora fino a pochi anni fa, quando si nasceva in casa e tutto il contesto era improntato proprio al contatto tra madre e nascituro.

Il neonato, se lasciato in contatto diretto con la pelle della madre, dopo poche ore dalla nascita è perfettamente in grado di cercare e trovare la mammella attraverso l’odore e la differenza di temperatura rispetto all’ambiente circostante.

E’ interessante notare come in una società basata su strutture sociali e di pensiero meno razionali, quale per esempio quella orientale, il contatto tra la madre ed il proprio bambino sia più diretto e fluido; per fare un esempio, è uso comune e giornaliero da parte della madre massaggiare a lungo il neonato con oli nutrienti.

Non è escluso che proprio la diffusione delle moderne tecniche di parto sia all’origine del disadattamento fisico che la nostra società contemporanea conosce così bene.

Se non temessimo di dilungarci troppo ed andare fuori tema, potremmo a questo punto affrontare la tematica legata alla riscoperta della "coccola" e dei preliminari all’atto sessuale, due espressioni del medesimo bisogno di contatto che ci si porta dietro fin dalla nascita.

Mancando la certezza del contatto fisico, tutta l’esistenza tende come abbiamo già detto a diventare sempre più mediata, intellettualizzata: si perde di vista quello che dovrebbe essere uno degli obiettivi della nostra esistenza, la possibilità di imparare a vivere nel "qui ed ora", cioè nel presente. La nostra mente, per portarci a sfuggire al contatto con la realtà, ci propone le classiche fughe nel ricordo degli eventi passati o nell’aspettativa di quelli futuri: il contatto con la Realtà, che esiste solo nel Presente, ci sfugge sempre tra le dita.

La stessa nostra consapevolezza rimane quindi pesantemente limitata e distorta all’impossibilità di vivere a fondo le esperienze e quindi di trarre tutti i messaggi in esse contenuti.

Ovviamente, dal momento che l’ambito esperienziale nel quale viviamo si fonda e basa sulla dimensione fisica, è proprio da essa
che è opportuno ripartire per ritrovare gli equilibri perduti.

Riscoprire il contatto fisico, per esempio partendo da una ritrovata consapevolezza della propria respirazione è un ottimo e solido punto di partenza per iniziare un rapporto più diretto e meno mediato con se stessi.

L’atto di respirare, del resto, ci costringe in ogni istante della nostra esistenza fisica ad interagire con il mondo che ci circonda:
è una realtà alla quale non è possibile sfuggire, in quanto anche se ci illudiamo di "mantenere le distanze" con gli altri l’aria che respiriamo è stata certamente all’interno dei loro polmoni, e quindi contiene parte delle loro energie e delle loro sostanze fisiche.

Ripartendo dalla scoperta della dimensione fisica, ovviamente, il nostro rapporto con una diversa consapevolezza di noi stessi dovrà poi estendersi ad abbracciare anche il piano mentale e quello esperienziale, ma ancora una volta andremmo decisamente fuori tema.

Per informazioni sull'attività di Giancarlo Tarozzi e dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.





(21/07/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di crescere è benessere

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