Contatto e consapevolezza sono due termini che a prima vista possono sembrare abbastanza inconciliabili: il primo si riferisce infatti ad un ambito prevalentemente fisico, mentre il secondo è legato soprattutto ad un contesto di tipo esperienziale.
In realtà si tratta di due aspetti strettamente legati da un filo conduttore ben preciso: se per consapevolezza non intendiamo una semplice acquisizione intellettuale, infatti, ma una presa di coscienza di una situazione o di una realtà ben precisa, il contatto (soprattutto quello fisico) diventa un elemento fondamentale.
Questo discorso è particolarmente interessante in un approccio terapeutico od esperienziale qual è quello proposto dal Rebirthing: troppo spesso l’individuo vive in una realtà del tutto alienata, in una dimensione costruita su misura dalle fobie o dai traumi accumulati nel corso dell’esistenza.
Generalmente si costruisce una vera e propria "realtà", fatta di valori acquisiti attraverso i condizionamenti, il contesto sociale, l’ambiente familiare etc. Non solo, ma un’espressione estremamente significativa di questo stato di cose è costituita dal fatto che capita di passare mesi, talvolta anni, senza ‘‘toccare’’ (letteralmente) gli altri esseri umani, ed arrivando al punto da instaurare un rapporto nevrotico anche con le cose o gli animali. Un’espressione sintomatica di un tale stato di cose è dato dalle allergie, dalle fobie per lo sporco e la polvere, dalle forme di frigidità o di vaginismo,etc.
Nel mondo occidentale contemporaneo, il contatto con gli altri e con se stessi è diventato una merce rara e preziosa: la stessa esplorazione del proprio corpo è un concetto che può suonare assurdo o "peccaminoso".
Ripartire quindi da zero, da un contatto più diretto, meno mediato con il mondo fisico è indubbiamente una premessa fondamentale per qualsiasi tipo di guarigione del proprio rapporto con l’esistenza.
Non a caso oggi sono estremamente diffuse le varie forme di massaggio e terapie quali lo Shiatzu ed il Reiki che presuppongono un contatto fisico quasi avvolgente.
Del resto, quando si parla di traumi legati alla nascita non si può fare a meno di pensare alla brusca separazione vissuta dal bambino quando passa in pochi istanti da un ambiente umido, tiepido e rassicurante qual è il grembo materno, nel quale è cullato dal liquido amniotico, ad un ambiente indubbiamente traumatizzante ed asettico quale può essere una moderna sala parto, piena di luci, rumori e priva di un elemento che ogni mammifero alla nascita ben conosce: l’intimità.
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