Uno degli elementi fondamentali di una guarigione consapevole è il fatto che colui che viene trattato sia coinvolto direttamente nel proprio processo terapeutico, che si identifica, in questo modo, con un discorso di crescita personale ed interiore.
Esistono altre modalità di approccio alle difficoltà dell'individuo, che si basano su di una fase più o meno provvisoria di dipendenza nei confronti del terapeuta. Questo è particolarmente vero nell'allopatia, nella quale ci si affida in maniera tutto sommato cieca e passiva al medico, l'esperto, che somministra cure e terapie spesso senza nemmeno informare sulla loro efficacia e sulla loro azione.
Un'altra modalità che in genere crea dipendenza è quella psicanalitica, che si basa proprio sul transfert, cioè sul trasferimento sul terapeuta della facoltà di guidare il paziente verso la propria guarigione.
Una modalità più tradizionale, antica, è quella di fungere da catalizzatore, da strumento, che fornisce alla persona ciò di cui può avere bisogno per guarire se stessa.
In questo modo, anche se spesso la scomparsa dei sintomi può essere più lenta, una volta che essa avviene è definitiva. Infatti, invece di rimuovere un sintomo, l'individuo si trova ad affrontare le cause che lo hanno provocato, per cui a quel punto il sintomo stesso viene a scomparire perché non è più alimentato da nulla. Per fare un paragone, è come se di fronte ad un grosso roveto, invece di portarne i rami, che li farebbe scomparire provvisoriamente, ma in realtà rinforzerebbe la pianta, si operasse estirpandole le radici. In questo modo, è possibile che per inerzia il roveto continui ancora a crescere per un certo periodo, ma è destinato comunque a seccare e morire perché non più alimentato.
Un approccio, che mira proprio alla rimozione delle cause profonde che determinano le difficoltà psicofisiche dell'individuo, ottiene un risultato analogo. Questo è presente nella quasi totalità delle cosiddette medicine olistiche, che non considerano l'individuo come una somma di parti separate e di piani distinti, ma come un tutt'uno da affrontare nella sua globalità. Dal Reiki all'omeopatia, dai fiori di Bach alla stessa agopuntura ci sono molte discipline che propongono questo tipo di atteggiamento di fondo.
Si è realizzato in questo caso proprio quello che è il titolo della nostra rubrica, una guarigione come crescita, in quanto guarire nel senso di rimuovere le cause delle proprie difficoltà comporta inevitabilmente una trasformazione interiore a livello fisico, psichico, psicofisico, in base a quello che è il vissuto della persona che viene trattata. Perché ciò avvenga realmente, è fondamentale quello che nel Reiki viene chiamato scambio energetico, e che nella tradizione dello sciamanesimo sudamericano viene definito ayni, il quale, con altri modi o formule, compare in tutti gli approcci tradizionali.
Secondo quest'approccio, perché la guarigione avvenga, è essenziale che chi riceve il trattamento scambi attivamente con la persona che lo ha trattato. Questa forma di pagamento, ha un significato che va molto al di là del semplice remunerare una prestazione ricevuta a livello professionale. Serve soprattutto alla persona che ha ricevuto la cura, in quanto nel concetto del pagamento, quindi in ciò che "costa" alla persona la terapia, è implicito il concetto di lavorare e contribuire attivamente alla propria guarigione, rispetto all’affidarsi passivamente a qualcosa o a qualcuno.
Nei miei viaggi e nelle mie ricerche, che mi hanno portato spesso a contatti con le culture e tradizioni sciamaniche, matriarcali e tradizionali sparse sul pianeta, questo elemento è sempre presente e determinante.
Lo scambio energetico ha anche altri risvolti fondamentali: evita, per esempio, che si crei una dipendenza, uno scalino energetico, tra chi dà e chi riceve.
Al di là di qualunque speculazione teorica, quando in una relazione c'è una persona che dà e una che riceve, esiste un dislivello dove "chi dà" si trova su di uno scalino sottilmente più alto di chi "riceve".
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