Nel tempo, ogni distinzione fra i bagni per gli uomini e quelli per le donne venne a cessare e ancora al tempo di Adriano (117-138) nessun divieto impediva alle donne di fare il bagno insieme agli uomini. Ben presto, però, scandali e prostituzione dilagarono nelle terme e Adriano si vide costretto a dividere i bagni secondo il sesso; poiché la struttura termale non era stata concepita per una tale suddivisione, la separazione avvenne non negli spazi, ma nel tempo: furono, infatti, imposte diverse fasce orarie d’accesso ai bagni per uomini e donne.
Sembra però che tale accorgimento non servì a molto e le prostitute continuarono tranquillamente a svolgere il loro lavoro, accompagnate dal brioso zampillare delle fontanelle nelle terme e dall’allettante tintinnio delle monetine nelle tasche dei protettori e nelle casse dell’Impero.
L’inclinazione dei Romani a frequentare le terme pare sia durata nei secoli, persino in quelli “bui” e, infatti, sfatando la credenza comune che vuole il Medio Evo un’epoca di scarsa pulizia della persona, risulta, invece, dalle cronache dell’epoca, che la pratica del bagno era comune e diffusa, anche se abitualmente associata al cibo raffinato ed al sesso galeotto...
Non a caso, ancora negli ultimi secoli del Medio Evo, le città italiane in generale, e Roma in particolare, ospitavano numerose stufe, ovvero bagni pubblici aperti al pubblico e situati al piano terra delle abitazioni delle famiglie più facoltose per le quali il balneum costituiva una cospicua fonte di reddito.
Luogo d’incontro e di socializzazione, adatto per mangiare, bere e giocare in tutta tranquillità, la stufa era soprattutto il posto giusto per la pratica del sesso illecito, frequentato dallo stesso clero in spensierata promiscuità con rispettabili borghesi e ruffiani, ricchi mercanti, prostitute e madri di famiglia.
Prendersi cura del proprio corpo è benessere
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