Da appartenente al sesso femminile non posso non far notare, tra l’altro, che l’origine di molte tecniche di guarigione tradizionali sono frutto di un periodo arcaico, risalente a circa 30 mila anni fa, definito dagli antropologi era patriarcale. Esso è stato caratterizzato, tra le altre cose, dall’equilibrio tra emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello, e dunque da una naturale sinergia tra approccio intuitivo e approccio razionale verso la realtà.
In tale periodo la donna veniva considerata come portatrice della conoscenza, conseguenza questa del riconoscerle le sue innate tendenze intuitive che permettevano un rapporto più diretto con la Natura e la Realtà nelle loro espressioni profonde e sacre.
Purtroppo, però, la trasmissione scritta della storia dell’umanità è sempre stata controllata da impostazioni di pensiero in chiave maschilista, patriarcale, che hanno così distorto la nostra conoscenza del passato. In tal senso autrici come Riane Eisler e Marija Gimbutas stanno contribuendo oggi a diffondere un’altra lettura, documentata da numerose testimonianze archeologiche e antropologiche della storia che abbiamo sempre “conosciuto”.
Da altri punti di vista, proprio nel periodo che stiamo vivendo, sta diventando sempre più usuale guardarsi intorno e scoprire un numero sempre crescente di persone che sono alla ricerca di “altro”.
Nel mondo anglosassone ormai da tempo psicoterapeuti di matrice teorica diversa, hanno riscoperto tecniche provenienti da tradizioni molto antiche come integrazione al loro lavoro professionale. Ad esempio la psicoterapeuta Sandra Ingerman, molto nota negli Stati Uniti, è autrice di un interessante libro sul raffronto tra recupero sciamanico dell’anima e psicologia contemporanea.
Anche Elizabeth B. Jenkins, psicoterapeuta familiare che opera in California, nota anche in Europa in seguito alla pubblicazione di suoi libri relativi a contatti col misticismo andino e con maestri sciamani di quella tradizione (quali Don Juan Nunez del Prado e maestri Q’eros), lavora da anni per trasmettere tecniche spirituali che conducono alla consapevolezza di sé in maniera molto diretta.
Oppure il lavoro condotto da John Matthews, un’autorità nel campo della tradizione celtica, che evidenzia come profondi elementi di guarigione si possano riscontrare nel ciclo arturiano del Graal e del Re Ferito, elementi utilizzabili anche in ambito psicoterapeutico “classico”.
O ancora Holger Kalweit, etnopsicologo e membro dell’associazione Transpersonale tedesca che ha condotto tutto un programma di studi sugli stati alterati di coscienza partendo dalla lettura transpersonale.
Lo stesso Abraham H. Maslow, autorevole rappresentante della Psicologia Umanistica, insieme a Frederick S. Perls, padre della “terapia gestaltica”, già negli anni ’60 ha collaborato con la Phoenix House di Chicago nell’ambito di un progetto governativo promosso da Frank Natale, denominato One Experience, volto al recu-pero dei reduci della guerra del Vietnam e dei tossicodipendenti senza l’impiego di farmaci.
La caratteristica innovativa del Progetto è stata la collaborazione tra maestri delle tradizioni sciamaniche e psicoterapeuti che, proponendo nella stessa One Experience tecniche provenienti dai due approcci, in breve tempo (nove giorni), hanno consentito il recupero dell’integrità psico-fisico-spirituale di ogni individuo che ha partecipato all’esperienza.
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