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APPUNTI MALESI (5)
SCIAMANESIMO NELLA GIUNGLA DEL BORNEO

Le analogie tra oriente e occidente, quando si incontrano culture antiche, sono sorprendenti...

Giancarlo Tarozzi

Stiamo facendo un trekking in una zona protetta nella giungla del Sarawak, e in una pausa del percorso ci fermiamo un momento a riposare. La guida chiede qual e’ la nostra occupazione, e quando scopre l'interesse per le terapie naturali inizia a raccontare le credenze e le tradizioni che si portano avanti in quella zona.

Sua nonna è una guaritrice, iniziata alle tradizioni sciamaniche locali e -ci spiega- è morta senza aver trasmesso queste conoscenze perché da un certo punto di vista sono considerate un po' una maledizione.

Infatti, quando una persona riceve il "dono", il suo spirito diventa estremamente forte rispetto al corpo ed alla mente, e morire diventa estremamente difficile anche quando la parte fisica e’ ormai giunta al limite delle proprie risorse. In pratica, ci spiega, quando il corpo si indebolisce, si ammala lo spirito rifiutandosi di lasciare la presa e così la persona vive una fase di sofferenza e di agonia che può durare molto, moltissimo tempo.

Una sola volta la nonna cedette alle ripetute insistenze della guida. Fu allora che decise di trasmettergli una piccola parte del suo dono. Accadde quando lui era ancora un ragazzo. All’epoca egli amava tantissimo pescare e, “sfiancata” dalle sue richieste, la nonna gli rivelò una frase da utilizzare per avere successo nella pesca, precisando però che avrebbe funzionato una sola volta.

Quella sera, lasciò il villaggio per andare a pesca ed in effetti fece quella che, secondo il suo racconto, potrebbe essere definita una vera e propria “pesca miracolosa”: i pesci sembravano voler saltare da soli sulla barca.

Dopo quella volta, però, la formula che gli era stata insegnata perse completamente di efficacia e non funzionò più.

Terminato il racconto, la guida inizia a spiegarci come, per coloro che vivono nella giungla, sia fondamentale riconoscere il fatto che lo spirito e’ presente in ogni essere vivente. Per questo, per esempio, prestano la massima attenzione a non mancare di rispetto, non "offendere", piante ed animali durante i loro viaggi; in caso contrario potrebbero ritrovarsi posseduti da qualche "spirito" che nel tempo finirebbe con il provocare qualche malattia.

E questo accade abbastanza spesso, al punto che gli sciamani locali devono poi condurre una lunga battaglia per invitare queste parti parassitarie ad uscire.

Continuando con altri esempi, la guida ci ha poi parlato di un suo amico che aveva ricevuto una vera e propria "maledizione", simile a quelle del Voodoo, e quando ciò avviene di solito la morte si verifica nell'arco di sei mesi. Per quanto il suo amico stesse assolutamente bene di salute, improvvisamente nei giorni successivi contrasse una malattia che nessuno seppe diagnosticare e nel giro di sei mesi era morto. A quanto pare si recava spesso nella giungla…

Da un certo punto di vista, tutto questo discorso presenta analogie con i concetti trattati nella Caccia all'anima, quando si parla della possibilità di rubare parti d'anima ad altre persone, provocando in questo modo vere e proprie malattie. Ma non solo, ho ritrovato analogie estremamente sconcertanti con una delle mie prime esperienze di contatto con le dimensioni che circondano quella ordinaria, l'esperienza che dal nome del suo protagonista ho sempre definito Fieno.

Su questo ritorno in un prossimo articolo, e potrete notare come le analogie siano veramente sconcertanti tenendo conto anche del fatto che al tempo di quell'esperienza, a circa diciott'anni, non conoscevo assolutamente nulla di questo mondo e di queste dimensioni.

Per informazioni sui seminari e le altre attività dell'Associazione Pachamama consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.

Foto di Maria Rosa Greco


(23/11/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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