Nell’isola di Lankayan, uno dei tanti atolli corallini della terra malese, ho avuto la fortuna di assistere alla nascita di tartarughe marine che, dopo il primo istante di intontimento per l’uscita in un nuovo mondo, fremevano per dirigersi istintivamente in direzione del mare, verso la loro vita naturale.
Vedere uscire da piccole buche decine e decine di esserini con le loro zampe quasi alate, ma forti e determinate, è stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere su quanto sia naturale l’istinto di realizzare il proprio percorso di vita e, nel contempo, su quanti ostacoli noi esseri umani frapponiamo a questo obiettivo primario, dalla salute del corpo ai sensi di colpa inutili che spesso servono solo a dare un senso (fittizio) alla vita.
In uno dei caldi pomeriggi assaporati nell’isola, veniamo chiamati da Achie, la donna che lavora sul posto per la preservazione della fauna del parco marino.
Stava accompagnando in mare l’ultima piccola tartaruga di una covata schiusasi in precedenza.
Quest’esserino era rimasto sotterrato ed era venuto fuori dalla sabbia in ritardo.
Achie mi ha posto sulla mano la tartaruga che è stato impossibile trattenere sul palmo, in quanto la sua forza la spingeva in avanti, senza esitazioni. Così l’ho appoggiata sulla sabbia e in pochi secondi ha raggiunto il mare, scomparendo tra le piccole onde della marea.
Assistere a questo evento mi ha portato a riflettere sull’inevitabilità di seguire il proprio percorso di vita, così come è stato per la tartaruga che, così piccola, sembrava poter essere gracile e indifesa, ma che invece spingeva con molta forza verso la sua meta: immergersi nel mare, e da sola.
L’essere umano, con tutte le sue sovrastrutture, i suoi condizionamenti, le sue idee mentali di ciò che è buono o no, spesso perde di vista l’ascolto di quella vocina interiore che sa quale è la sua strada, la migliore (migliore rispetto a se stesso, il suo momento storico, il suo ciclo di vita, etc.) realizzazione personale.
In psicoterapia mi capita spesso di essere a contatto con queste due modalità:
- la persona che dice espressamente di essere confusa circa i propri obiettivi di vita e questo le provoca ansia, panico o depressione;
- e la persona che è consapevole solo di star male e soffrire psicologicamente senza, però, sapere perché.
Per quanto i condizionamenti familiari siano spesso tra le cause primarie di un disagio psicologico in età adulta, reputo che sia importante nel presente comprendere profondamente qual è lo scopo della propria vita, quali sono i propri sogni e cosa e come, soprattutto, è possibile realizzarli.
L’attenzione verso punti di vista propositivi porta a immediati risvolti:
-sposta il focus dal problema e la lamentela all’azione (già il pensiero sul come fare è il primo passo verso l’agire concreto);
-il “poter fare” spesso fa uscire da sentimenti e stati d’animo spiacevoli che sono conseguenza diretta della stasi, dell’essere bloccati nel non movimento.
Quando qualcuno mi chiede come funziona il tipo approccio psicoterapeutico che uso nella pratica, a volte non è semplice dare una risposta e tanto più una univoca, ma la modalità che ho descritto rientra nel mio modo di lavorare e dell’approccio gestaltico che è lo sfondo comune a tutti i tipi di interventi terapeutici.
La tartarughina ha solo bisogno di essere liberata dal buco di sabbia in cui è nata, quando questo è lontano dal mare, ma una volta imboccata la strada, tra alberi, liane, tavoli, sedie e barche, sa da sola come e dove andare. E vi assicuro che è stato un eccezionale esempio di vita!
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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