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Tuttavia una forte pecca la si trova nei periodici report che Greenpeace ha richiesto alle compagnie, al fine di controllare ed analizzare gli effettivi cambiamenti e progressi. I report si basano sostanzialmente sul numero di rifiuti elettrici e di apparati elettronici (WEEE – waste electrical and electronic equipment) che vengono raccolti e riciclati dalle compagnie. Nokia ha dichiarato nel settembre 2007 una percentuale del 2% di cellulari ritirati e riciclati senza specificare in che periodo ciò è avvenuto e in riferimento a quale percentuale di vendite.

L’azienda Dell, invece, segue al secondo posto con 7,3 punti su 10 a pari merito con la Lenovo. Entrambi i produttori si sono totalmente impegnati a ripulire i propri apparecchi da sostanze nocive, ma attualmente non è stato commercializzato ancora nessun prodotto con le caratteristiche richieste. La Dell inoltre durante l’anno passato ha raggiunto una percentuale del 12% di cellulari ritirati e correttamente riciclati.

Nella classifica seguono, in ordine decrescente di punteggio, la Sony Ericsson con 7, la Samsung e la Motorola con 6,7, la Toshiba e la Fujitsu-Siemens con 6, Acer con 5,7, Apple e HP con 5,3, la Panasonic con 5, LG Electronics con 4,3, e la peggiore la Sony con 4. Quest’ultima compagnia ha ottenuto la bandiera nera nella classifica in quanto ha iniziato molto gradualmente, rispetto alle altre, a ritirare gli apparecchi nocivi e a riciclarli. Le percentuali sono ancora molto basse. Inoltre sebbene sia in Europa membro dell’European Recycling Platform e in Usa dell’Electronic Manifacturers’ Coalition for Responsible Recycling non opera correttamente, anzi in Usa chiede ai consumatori di pagare i costi di recupero!

Questa guida, come dichiara Greenpeace, ha lo scopo di “pulire” il settore dell’elettronica e di fare in modo che le case di costruzione diventino responsabili dell’intero ciclo che ogni loro singolo prodotto compie, dall’inizio alla fine, incluso le scorie che questi producono una volta dimessi. Grazie all’impegno di questa associazione molte cose stanno cambiando, ma chiaramente sarebbe meglio imparare a prevenire prima di arrivare a doversi curare. Certo le case produttrici sono responsabili di ciò che immettono sul commercio, ma come ben si sa, dove cresce la domanda aumenta l’offerta.

Questo per dire che noi consumatori dovremmo essere i primi a limitare il consumo di questi apparecchi e dovremmo educarci a non gettarli come semplici rifiuti. Se prima molto era lasciato all’ignoranza, ora grazie a questa guida siamo in grado anche di scegliere coscientemente la compagnia meno dannosa!


(27/09/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la terra che abiti è benessere

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