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Girovagando in bicicletta riesco perfino a scottarmi. La mia prima tappa e' uno dei siti archeologici
piu' importanti d'Irlanda: Dun Aengus. La parola Dun significa ''forte'', ma probabilmente non e' con questa funzione che sono stati edificati queste imponenti mura di pietra a semicerchi concentrici, che vengono tagliati dal bordo nettissimo di una scogliera alta piu' di 50 metri. Si tratterebbe invece di luoghi di culto pagani, risalenti a ben prima che il cristianesimo arrivasse sulle isole nel V secolo dopo Cristo. E si capisce bene perche' questo luogo potesse essere considerato spirituale e carico di energie: da qui dominiamo tutta l'isola, vedendo da un lato l'oceano sconfinato e dall'altro, in lontananza, i monti del Connemara.

Sotto di noi le onde si infrangono con cupi boati sulle vertiginose scogliere. Quasi tutti sono presi dalla tentazione di strisciare fino al bordo della scogliera e di guardare l'abisso: oggi si puo', perche' non tirano i fortissimi venti che hanno spinto giu', secondo le dicerie degli isolani, piu' di un turista incauto. Notevole che nessuno abbia ancora pensato - e speriamo nessuno ci pensi mai - di impiantare balaustre di sicurezza che rovinerebbero per sempre questo luogo ancora incontaminato, nonostante le frotte di turisti che arrivano a visitarlo.

Tornando dal forte, mi viene consigliato, per il ritorno, di pedalare lungo una stradina costiera: e grazie a questo suggerimento mi ritrovo per prima cosa a costeggiare una spiaggia di sabbia finissima, dai colori direi... mediterranei! La tentazione di immergere i piedi nell'oceano e' irresistibile, e con sorpresa scopro che l'acqua non e' affatto fredda come mi aspettavo. Ma la strada e' ancora lunga, e devo tornare in sella: ammiro alla mia destra il pendio rigato dai muretti che delimitano i campi, impedendo che il vento spazzi via il sottile strato di terra, sabbia e alghe che generazioni di isolani hanno accumulato per poter fare pascolare i loro animali.

Qua e la', fra fattorie e guesthouses ben tenute, resti di case in pietra abbandonate, a testimoniare che fino a pochi anni fa, prima del turismo, qui la vita era durissima, e spesso emigrare era l'unica scelta. A sinistra invece ho una costa fatta di basse scogliere, spiaggette e acquitrini, dove dimorano diverse specie di uccelli e anche una colonia di foche grigie, che pero' oggi devono essersi nascoste.

Sono ormai stanca per il lungo giro in bicicletta, e tornata al capoluogo dell'isola, Kilronan, mi fermo a bere qualcosa e a osservare i turisti che tornano in massa sul molo, per riprendere il traghetto. L'isola sembra rivelarli solamente ora, perche' nel mio vagabondaggio non ne ho incontrati cosi' tanti. Che i piu' si siano imbucati nei negozietti che vendono a prezzi esorbitanti i famosi maglioni delle Aran?

Meglio cosi' per me, comunque.

Con il naso bruciato dal sole, gli occhi pieni di bellissime immagini, e la mente vuota e rilassata, posso tornare sulla terraferma.

E organizzare i prossimi giorni da ''guardanuvole" in questa verde terra piena di sorprese.


(31/07/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Viaggiare con i 5 sensi è benessere

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