|
|
Pagina 1 di 3 |
DAI, SEPARATI! A QUANDO UN BAMBINO? IL PROSELITISMO DEI DISPERATI
|
|
Laura Bonaventura
|
Avete notato con quanto accanimento amici e amiche single e separati cercano di convincerci a separarci? Ogni qualvolta ci si ritrova a chiacchierare ed esce fuori qualche manchevolezza del nostro coniuge, anche la più banale, immediatamente esclamano scandalizzati: “Io non lo sopporterei mai! Devi separarti assolutamente!”.
L’irrisorietà dei problemi che in genere suscitano tali commenti porta a domandarsi con quale consapevolezza la maggior parte delle persone si assuma un impegno fondamentale quale è quello del matrimonio e soprattutto ci fa dubitare della loro effettiva presenza al momento della fatidica frase: “…nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finchè morte non vi separi”. Erano usciti un minuto a comprare le sigarette? Erano sotto effetto di stupefacenti?
Quando poi le difficoltà del nostro matrimonio diventano importanti e si parla davvero di crisi, allora la loro opera di proselitismo si scatena in tutta la sua potenza. Ogni giorno ci perseguitano con esortazioni, prediche, dure critiche al comportamento troppo accomodante che a parer loro attuiamo, ci allettano con la descrizione delle meraviglie post matrimoniali che ci aspettano: una vita super-gratificante, il partner perfetto che ci aspetta dietro l’angolo, divertimento e relax assoluto. Caspita, a farlo sapere in giro divorzierebbero tutti!
Poi però riflettiamo sulle reali condizioni di esistenza di tutti i separati e divorziati di nostra conoscenza e non ci sembrano esattamente rispondenti a quanto ci viene raccontato: liti feroci, recriminazioni, eserciti di avvocati stipendiati per anni, lotte furibonde fino all’ultimo centesimo, spartizioni dei beni talmente meschine da far toccare con mano la profonda miseria morale dell’essere umano, udienze al veleno in cui i due ex si rinfacciano tutta la vita passata insieme senza un briciolo di pietà o almeno di pudore, squallidi quanto inutili speed-date, per non parlare dei figli, strumentalizzati e contesi, costretti quasi sempre a schierarsi con l’uno o con l’altro dei genitori, dilaniati nel naturale sentimento d’amore per entrambi, e in fondo le sole vere vittime di questa triste guerra.
|
|
|
|
|
|
|
|