E siccome è troppo tardi per rieducare e recuperare le funzioni intellettuali dello spettatore-medio la cosa migliore, la più rapida è quella di censurare: che non se ne parli più. Io il video ho fatto in tempo a vederlo –dato che è attualmente sparito anche dai motori di ricerca in cui era cliccatissimo- e non ho provato che pena, un sentimento di pietà sincera, per entrambe le vittime: bambini e persecutori. Vittime entrambe, comunque. Il resto non mi ha stupito, né il modus agendi delle gerarchie né le dimensioni del fenomeno.
Questo, naturalmente, perché non sono uno spettatore-medio. Come mai, però, a tutti gli altri, osservo curiosamente, non sono mai state risparmiate vicende altrettanto delicate e di cui bisognava forse discutere prima in aule di tribunale, con cautela, discretamente? Non ultimo il caso di Rignano Flaminio. E anche questo riguardava episodi gravissimi di pedofilia, ancora da dimostrare. Eppure si sono messi in piazza tutti i dettagli, i particolari, persino le conversazioni dei bambini con il consulente psicologo.
Si sono addirittura dattilografate, in modo da non perdere nemmeno visivamente l’impatto fortissimo della vicenda, tutte le frasi, omettendo con stelline solo i vocaboli sconci. Come se la sconcezza fosse nei vocaboli. Quindi nessun rispetto per i soggetti coinvolti in quella vicenda: maestre, genitori, bambini, abitanti. Tutto reso pubblico, tutto messo in comune.
E il pubblico? Chi si è preoccupato, allora, di tutelarlo? Perché Vespa, Mentana e moltissimi altri, privilegiando il diritto d’informazione, possono comodamente sguazzare nel torbido dei fatti di cronaca che riguardano privati cittadini mentre è impedito lo stesso trattamento alle gerarchie del potere vaticano?
Queste non vogliono sedersi in aula, non vogliono spiegarsi, non vogliono essere interrogate. Nella melma, come al solito, ci finiscono solo i ‘poveri cristi’.
Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere
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