Il CorriereEconomia di qualche giorno fa ha interpretato l’istituzione di questo deposito come “una sorta di liquidazione all’inizio della vita adulta”, anziché alla fine: un anti-Tfr, insomma. L’Inghilterra lo sperimenta già dal 2003, e ha fatto da modello per Canada, Ungheria e Singapore. Ora, mentre gli Usa firmano un accordo per la creazione di un Kids Accounts, l’Unione Europea si appresta a studiare il progetto di base.
L’idea comune ai governi che hanno messo in pratica questa procedura, sarebbe quella di consentire ad ogni giovane adulto di uscire dalla famiglia intraprendendo un percorso formativo o lavorativo autonomo. La stessa volontà, talaltro, manifestata dal nostro Ministro per le Politiche Giovanili in un’intervista rilasciata al Messaggero il 7 marzo, in cui sottolineava l’importanza e la necessità di investire sui giovani e sulla loro autonomia dalle famiglie, magari estendendo le agevolazioni fiscali previste per gli studenti fuori sede “a tutti i ragazzi che lasciano la casa d’origine per andare a vivere da soli, o in coppia”.
Al di là delle scelte tecniche e dei programmi politici che i vari governi metteranno in pratica, quindi, emerge ora più che mai il bisogno di lasciare spazio alle nuove generazioni: per la realizzazione della vita privata, come di quella pubblica, per raggiungere obiettivi lavorativi e formativi, per garantire la crescita effettiva della società in fermento che stiamo vivendo. Ma, almeno in Italia, siamo ancora molto lontani dalla meta.
Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere
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