Vivere un’esperienza nuova porta a nuovi apprendimenti che, a loro volta, creano nuove connessioni sinaptiche nei neuroni. Infatti, è ormai assodato che il miglior allenamento per mantenere giovane la mente è rimanere attivi, creativi, continuare a muoversi e a fare esperienze.
La corteccia cerebrale, deputata alle funzioni più elaborate del pensiero, è sottoposta ad un lento processo di perdita di neuroni, man mano che si cresce di età, anche se recenti scoperte neuroscentifiche hanno scoperto che in realtà i neuroni hanno la capacità di riprodursi.
Ed è stato ampiamente dimostrato che più l’individuo mantiene elastico ed in allenamento il suo cervello e più tale perdita viene rallentata. Questo significa che le esperienze sono un buon antidoto contro la cristallizzazione e l’impoverimento neuronale, oltre che essere il mezzo privilegiato per ampliare le nostre conoscenze.
Anche il lavoro psicoterapeutico, che stimola nuove esperienze ed innesca nuove consapevolezze, concorre a mantenere attive e vigili le funzioni cerebrali. Quando il cervello elabora le informazioni esce necessariamente dalla fase di stand bay, di stasi, e produce nuove conoscenze. Le conoscenze, però, spesso rimangono teoriche se non vengono accompagnate dal movimento, dalla sperimentazione.
Se un individuo vive di abitudini, senza lasciare spazio al nuovo, non utilizza che solo dei percorsi sinaptici privilegiati all’interno della sua corteccia cerebrale. Ossia, le sue connessioni bioelettriche creano dei passaggi sempre uguali a se stessi che, in virtù della loro continua ripetizione, danno luogo a dei veri e propri solchi.
Per cui più si resta negli automatismi e nelle abitudini più si tende a non farne di nuove esperienze, perché diventa difficile creare altre connessioni tra un solco e un altro. Comunque, è difficile ma non impossibile. Il nostro cervello è alquanto plastico e possono avvenire come “salti” da un solco a un altro, dietro una grande spinta di movimento e di volontà.
E’ veramente emozionante, per me, quando nell’arco di una seduta di psicoterapia si arriva al punto magico in cui, anche se per un breve istante, le parole lasciano il posto al vissuto cosciente, al contatto pieno con se stessi. In quei momenti sperimento e percepisco anche visivamente come tutte le funzioni automatiche vadano in tilt (i movimenti oculari si fermano per un attimo, il respiro diventa profondo senza sforzo…tutti i contorni dell’essere umano si quietano ed emerge la consapevolezza!).
Sono questi i momenti in cui si sperimentano tali salti e nuovi messaggi elettrici vengono messi in circolo dai neuroni. Se questi messaggi vengono ripetuti e diventano apprendimenti si creeranno nuovi solchi sinaptici che andranno ad ampliare la rete di connessioni già esistenti. Da questo punto di vista, le esperienze che possono nascere già all’interno del processo terapeutico come urlare per esprimere l’emozione della rabbia, o dire il proprio “no” sentendolo con tutto il corpo, o parlare a qualcuno non presente in quel momento (attraverso la tecnica della “sedia vuota”), ma verso il quale si sono sempre trattenuti molti pensieri, emozioni e parole, ascoltare le sensazioni del corpo quando si vive qualcosa, ecc...sono tutti modi con cui accendere nuove “lampadine interiori”, giungere a nuove consapevolezze che pian piano possono essere interiorizzate per far parte del nuovo bagaglio di strumenti personali, utile per affrontare la propria vita, le proprie relazioni e le proprie difficoltà.
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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