Nel 1591 Giordano, accettando l’invito del nobile Giovanni Mocenigo, tornò in Italia, e precisamente a Venezia, dove entrò a far parte del famoso “Circolo Morosini” i cui aderenti auspicavano una libertà laica dello Stato dall’ingerenza temporale della Chiesa. Denunciato dallo stesso Mocenigo, fu arrestato e rinchiuso in carcere a Venezia fino a quando, nel 1593, la Chiesa ne ottenne l’estradizione imprigionandolo nelle carceri romane del palazzo del S. Uffizio, nei pressi di Porta Cavalleggeri, dove venne sottoposto ad interrogatori e, probabilmente, a torture. Giordano sperava ancora di potersi salvare quando, però, al lungo capo di accuse che gravava su di lui si aggiunse la denunzia di un frate cappuccino, suo compagno di cella nelle carceri venete.
Celestino da Verona, questo il nome del frate, pur di avere una riduzione di pena, si ridusse ad esercitare lo squallido ruolo di delatore carcerario e, in tal senso, rivelò di aver raccolto dichiarazioni eretiche e blasfeme da parte di Giordano Bruno durante la loro comune prigionia.
Per Giordano fu la fine. In un primo tempo pensò di abiurare e pentirsi pur di aver salva la vita. Poi il suo grande spirito di libero pensatore ebbe il sopravvento sulle paure umane e dichiarò di non potersi pentire, soprattutto perché non sapeva di cosa pentirsi.
Il 20 gennaio del 1600 papa Clemente VIII decretò chiusa l’inchiesta contro “l’eretico impenitente, pertinace, ostinato”. «Tremate più voi nel pronunziare questa condanna, che io nel riceverla», esclamò Giordano all’udire la sentenza di condanna al rogo.
All’alba del 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno fu condotto a Campo dei Fiori con un morso alla bocca per impedirgli di parlare. Fu denudato fino alla vita, legato ad un palo e arso vivo.
Tutte le sue opere furono messe all’indice e bruciate, il suo pensiero avvolto nell’oblio per secoli… Solo nel 1849, durante la breve Repubblica Romana, fu eretto un monumento al grande pensatore che, però, Pio IX si affrettò a far distruggere appena rientrato a Roma. Quarant’anni dopo un comitato cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca, nonostante l’agguerrita opposizione ecclesiastica, riuscì a far erigere un nuovo monumento a Giordano Bruno in piazza Campo dei Fiori, in quello stesso luogo dove fu “abbrugiato vivo”.
Il giorno dell’inaugurazione, il 9 giugno del 1889, fu considerato “di raccoglimento e di lutto” dall’Osservatore Romano; in quanto al papa, Leone XIII lo trascorse digiunando e pregando...
Il grande peccato, la grande eresia di Giordano Bruno fu quella di concepire un futuro diverso per i suoi simili. Un avvenire auto determinato dalla forza della coscienza individuale.
Oggi, più che mai, sembra che Giordano Bruno sia morto invano...
Appuntamento alla settima lezione: La breccia di Porta Pia, a cura del professor Vittorio Vidotto
18 febbraio alle ore 11
Roma, Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica
Viaggiare con i 5 sensi è benessere
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