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Man mano tuttavia che la lotta delle femministe, delle donne socialiste – le uniche parzialmente sostenute dagli esponenti maschili di quel movimento - e di tante “intellettuali” , che si battevano da decenni per i diritti femminili contro il muro del potere maschile, riusciva ad aprire dei varchi, la mentalità cominciava a cambiare.

Con il ’68 si aprì la nuova era della parità dei sessi e la lotta contro le istituzioni, quelle politiche quanto quelle sociali, finì sulle barricate, per condurci ai giorni nostri, in cui – passate anche le teorie sull’amore libero – la società è completamente cambiata e con essa l’idea della famiglia, del ruolo che la donna e l’uomo svolgono in essa e nel mondo del lavoro.

Eppure, come è ormai noto, i cambiamenti di mentalità sono “le onde lunghe” della storia, i suoi movimenti più lenti e suscettibili di “risacca”, diseguali, difficili da valutare con precisione. Così le differenze nel modo di intendere e vivere il matrimonio da parte di uomini e donne sono ancora oggi fortissime, ed emergono non solo tra Nord e Sud Italia, ma tra persona e persona, a seconda della “classe sociale” e del livello di cultura del singolo, con una varietà di atteggiamenti che mostra quanto il processo di emancipazione femminile sia ben lungi dall’essere completato.

In questa generale confusione ci si continua a sposare, con aspettative diversissime, spinti da retaggi mentali del passato, dalla paura di restare soli, da sogni disneyani, dal timore di aderire a nuovi modelli o addirittura dalla mancanza di modelli di vita alternativi. E sempre più spesso ci si separa tra accuse e insulti reciproci, nel comune rimprovero di non aver mantenuto le promesse fatte.

Moralisti di ogni colore rimpiangono i bei tempi andati, condannano la nostra società decadente, divorata dai mostri del consumismo e dell’edonismo, incapace di qualunque sacrificio o rinuncia, non in grado di “amare davvero”.

Eppure, a pensarci bene, una volta cadute le ragioni dell’interesse e della necessità economica, per quale motivo – ad esclusione, ripetiamo, di quello religioso – qualcuno dovrebbe portare per tutta la vita la croce di un rapporto divenuto solo routine, insoddisfazione e noia? Per quale ragione si dovrebbe sopportare un partner dimostratosi inadeguato, magari prevaricatore o indolente, o immaturo?

Il matrimonio si rivela oggi istituzione superata e inadatta alla vita moderna semplicemente perché “amare davvero” non significa “amare per sempre”, perché abbiamo compreso – dolorosamente e a nostre spese – che nessun uomo o donna può giurare che un proprio sentimento durerà in eterno.

Perché, se un sentimento d’amore deve essere il fondamento dell’unione tra uomo e donna, di tale sentimento purtroppo nessuno di noi è davvero padrone. Sentimenti ed emozioni sono mutevoli ed è la vita stessa a cambiarli, così come cambia noi stessi, quasi sempre senza la nostra collaborazione e spesso contro la nostra stessa volontà.


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