Nove milioni di ragazzi e il 67 per cento di tutta la popolazione. Questi gli impressionanti numeri delle persone colpite da obesità negli Stati Uniti, che hanno portato le autorità a promuovere in alcuni stati l’inserimento nelle pagelle di valutazione scolastica dei bambini anche del voto relativo al grado di sovrappeso.
Una iniziativa che ha creato proteste nei genitori e scalpore nell’opinione pubblica sia in America che in Italia dove, come oltreoceano, il numero dei bambini obesi è in costante aumento, a tutte le età: secondo i dati messi a disposizione dall’Osservatorio Grana Padano, risulta che il 23 per cento dei bambini è sovrappeso e il 14,2 per cento è proprio obeso.
Iniziativa bocciata, dunque, con fermezza, in particolare, dai pediatri italiani della FIMP che la definiscono semplicemente ‘inapplicabile’ per il nostro Paese e con risultati ‘discutibili’ se l’obiettivo che si vuole raggiungere è un buon livello di prevenzione primaria.
“Non è con il pubblico giudizio che si risolve un problema come l’eccesso di peso che dipende da diversi fattori legati al comportamento e alla psicologia” sottolinea Giuseppe Mele, Presidente della FIMP. “Ma proprio le scuole, assieme ai pediatri di famiglia, potrebbero fare molto per intervenire nell’educazione delle nuove generazioni ed evitare l’espandersi del fenomeno”.
“Il problema obesità è molto più complesso di quanto si pensi - continua Mele - oltre a quello che si mangia vanno considerati altri fattori tra cui l’attività fisica e/o la sedentarietà. Aumenta, infatti, in maniera difficilmente controllabile il tempo che i nostri bambini passano seduti o sdraiati di fronte non più solo alla TV ma anche a internet e videogiochi”.
“Dare un voto all’obesità può sembrare quantomeno discutibile”, aggiunge Claudio Maffeis, Docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Verona e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Grana Padano. “Del resto l'obesità è una malattia polifattoriale e per gestirla è necessario intervenire contemporaneamente su più fattori di rischio noti quali: composizione della dieta, porzioni di alimenti, ripartizione dei pasti nelle 24 ore, riduzione della sedentarietà, aumento del livello di attività fisica, etc.
In particolare va sottolineato che tutti questi fattori di rischio possono essere controllati solamente con una responsabilizzazione ed un coinvolgimento diretto della famiglia oltre che del bambino”.
“Un secondo aspetto molto importante - continua Maffeis - è la precocità di intervento: prima si interviene più efficace è l'azione preventiva così pure la terapia. E’ fondamentale pertanto promuovere abitudini alimentari e motorie corrette sin nelle prime età. Uno strumento utile a questo scopo può essere il questionario delle abitudini alimentari proposto dall'Osservatorio Grana Padano e fornito ai pediatri che hanno aderito all'iniziativa che consente di ottenere una valutazione qualitativa dell'alimentazione del piccolo, come pure offre la possibilità di evidenziare carenze o eccessi nutrizionali”.
Da 2 anni i pediatri di famiglia italiani somministrano questionari ai bambini (mamme) per mettere in evidenza non solo il BMI (Body Mass Index, indice di massa corporea, cioè il numero che esprime quanto si è grassi, magri o normopeso), ma il ben più importante quadro nutrizionale.
Il pediatra, in tal modo, è agevolato nell’educare mamme e bambini mettendo in evidenza non solo il loro eventuale stato di soprappeso o obesità, ma anche quali sono gli errori nutrizionali principali sui quali poter intervenire.
Prendersi cura del proprio corpo è benessere
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