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Di solito non ho ottenuto una contro-risposta, tranne in un solo caso (di cui tacerò, per ovvie ragioni, l’identità) che mi ha fatto sprofondare in un assoluto senso di impotenza: “Cara Dottoressa, lei ha perfettamente ragione, ma in questo momento il nostro museo non ha neppure un direttore perché non abbiamo i soldi per indire un bando.” Strada senza uscita!

A volte, capita che oltre al danno ci sia la beffa. Un museo accetta finalmente la mia domanda di lavoro, che naturalmente va formalizzata per iscritto per avviare tutta la burocrazia necessaria. Io scrivo, loro rispondono testualmente: “In risposta alla sua richiesta di collaborazione gratuita, siamo lieti di informarla che il suo lavoro potrà avere inizio...” La MIA richiesta di collaborazione gratuita?!? Nella mia domanda l’aggettivo “gratuito” non compariva affatto.

Da questo racconto comico-drammatico emerge che l’Italia dei musei ha una duplice realtà: l’Italia ufficiale dei funzionari pubblici, comunali, regionali etc., e l’Italia ufficiosa rappresentata dal sottobosco di giovani studenti, laureandi, laureati e perfino specializzati, usati come “volontari”, ben che vada sottopagati, il più delle volte mal coordinati, i quali invece sarebbero portatori di nuova linfa vitale, di entusiasmo, di nuove idee (e di una preparazione molto più aggiornata).

Al momento non sembra che ci siano i margini di un possibile miglioramento per questa attuale situazione, che tanto somiglia a un cane che si morde la coda. Da quando i giovani sono disposti a fare volontariato coatto, si è creato un sistema tutto sommato dotato di un suo equilibrio (perché i musei dovrebbero pagare qualcuno se c’è gente disposta a fare lo stesso lavoro gratis?).

D’altro canto, non si può rimproverare ai ragazzi l’incapacità di dire “No!” in coro e a gran voce a chi propone un lavoro con tali condizioni: piuttosto che fare niente, è meglio continuare ad arricchire a dismisura il proprio curriculum, frequentare un ambiente che potrebbe essere latore di contatti interessanti, sperare che qualcuno noti il nostro operato e la nostra preparazione.

La situazione lavorativa nei musei italiani non aggiunge purtroppo nulla di nuovo ad un problema più generale che coinvolge tutto il mondo dell’occupazione giovanile. La questione dei musei rientra per di più nell’attuale “sprofondamento culturale” in cui versano arte, cinema, musica, teatro, scuola. Il paradosso è che un Paese come il nostro non si mostri tanto lungimirante da comprendere che la cultura rappresenta una fondamentale risorsa economica, sociale e politica, degna di essere valorizzata.

L’argomento è così ampio che non può certo essere esaurito in un articolo come questo, ma l’urgenza di tale situazione è così pressante che rappresenta un invito a non tacere.


(11/12/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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