La donna è stata per tanto tempo condizionata a considerare normale lo status di essere umano, secondo cui la dimensione del piacere sessuale è un optional, come dire “provare piacere sessuale non è necessario”, quindi non provare piacere è normale.
Nella migliore delle ipotesi, è stato da sempre più facile sperimentare l’orgasmo clitorideo che quello vaginale, considerato quasi impossibile.
Addirittura, quest’anno, nel corso di un congresso di sessuologia mi è capitato personalmente di sentir parlare un medico che, con l’ausilio di documentazione estratta da manuali di medicina dei secoli scorsi, tentava di diffondere la sua tesi con molta eccitazione: nella donna non esiste l’orgasmo vaginale.
L’orgasmo è solo clitorideo, e la verosimiglianza tra organo sessuale maschile e clitoride comprova ulteriormente la unidirezionalità del “fenomeno”!
Voglio astenermi qui da commenti specifici su questa tesi.
Ricordo solo, anche a me stessa, che non c’è peggior nemico dell’aspettativa o della credenza, per trovare le prove e le conferme di una propria ipotesi, qualunque essa sia.
Ho voluto riportare questa tesi, però, perché purtroppo esprime chiaramente un tipo di mentalità ancora alquanto dominante: il piacere della donna è ad immagine e somiglianza di quello dell’uomo.
In realtà, gli esperti in sessuologia, e le conoscenze provenienti dalle culture più antiche, progenitrici dell’illuminismo, sanno bene che la donna è capace di sentire e vivere il piacere orgasmico in maniera molto più globale rispetto all’uomo perché è diverso il suo corpo, compreso il suo cervello, ed è diverso il suo approccio alla vita.
L’orgasmo clitorideo e quello vaginale spesso diventano un tutt’uno, concorrendo a quel sentire globale di cui ho accennato.
L’approccio “riduzionistico” alla realtà è frutto di quegli stessi condizionamenti che imprigionano anche l’essere umano di sesso maschile (es. si è scoperto da un po’ di tempo che neanche per l’uomo il piacere sessuale è tutto concentrato nella parte esterna del pene…ma del piacere maschile tratterrò in un prossimo articolo).
Altro elemento molto spesso trascurato è che al piacere sessuale femminile concorre necessariamente la parte attiva della donna.
Ossia, fino a quando ci si percepisce esseri passivi che attendono immobili il piacere dall’esterno sarà più complicato sentirlo.
Come il bambino, che grazie ai suoi movimenti nello spazio esplora, conosce e si trova i suoi piaceri, così è anche quando si incontra un altro essere umano nella sfera del piacere sessuale.
Essere in movimento non vuol dire necessariamente prendere sempre l’iniziativa, ma seguire ed accompagnare l’altro nella ricerca della sintonia e del piacere.
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