La scorsa settimana ho iniziato ad esplorare insieme a voi la preoccupazione dell’ansia, l’ansia e quanto questa condizione influisca sulla nostra capacità di cogliere il bello e i piaceri della vita.
Proseguendo il discorso, oggi vi accompagno a proseguire la metafora del salto in alto per comprendere ancor più da vicino cosa accade davanti ad un obiettivo che può dare piacere e soddisfazione.
Vi invito ad immaginare o a ricordare il senso di pienezza, soddisfazione, piacere che si prova quando si riesce a saltare l’ostacolo rappresentato dall’asta.
Si vive proprio un momento di contatto profondo con tutto il proprio essere.
L’ansia di saltare, di non farcela, ecc. sparisce in un istante e si fa spazio per un ulteriore tassello verso l’esperienza di autoconoscersi e di potersi fidare ancora di più delle proprie capacità.
E questo è avvenuto grazie al fatto di avere scelto di tuffarsi nel vuoto o nel nuovo.
Tra l’altro il vuoto non è mai il nulla, infatti, al di là dell’ostacolo da saltare si trova un morbido e confortevole materassino oppure la sabbia, oppure qualcos’altro che fa vivere di per sé un’altra esperienza, con altre sensazioni.
E’ ovvio che l’ostacolo può essere qualsiasi obiettivo vogliate raggiungere.
Anche il piacere orgasmico che coinvolge attivamente tutti i sensi, dei quali l’epidermide è un po’ il contenitore, parte dalla scelta di “saltare nel vuoto” che è ogni esperienza non conosciuta.
Il vuoto si può riempire di tante sensazioni, di tanti tipi di piaceri, così da trasformarsi, alla fine in un senso di pienezza che nutre la nostra “anima”.
L’esempio del salto in alto descrive esattamente come è possibile superare l’ansia, quando diventa uno status che blocca qualsiasi azione verso un’esperienza nuova.
Un atteggiamento utile è spostare l’attenzione dai segnali lanciati dal corpo e che noi identifichiamo con “ansia” (sudorazione accentuata, battito del cuore e ritmo del respiro accelerati, ecc.) a ciò che si sta per fare (decidendo magari da che parte saltare, in quale parte del materasso si vuole arrivare, quale gamba alzare per prima per agevolare il salto, ecc...).
E’ probabile che il corpo continuerà a trasmetterci dei “segnali di allarme” e questo come per dire alla nostra mente “guarda che sta per accadere un evento imprevedibile, perciò mi sto preparando, producendo più adrenalina di quando sei tranquilla…”. Però la volontà di saltare può essere più forte, così come la nostra fiducia di riuscire nel salto, anche se affrontiamo quella data situazione per la prima volta.
Nel momento in cui decidiamo di correre e lanciarci verso il salto, l’unico reale modo per non farsi bloccare dall’ansia è essere una sola cosa con l’azione che si sta compiendo: essere il lancio che salta l’ostacolo. Come anche essere nel piacere che si sta sentendo, senza pensare se si sta saltando male o bene, se ci sono delle imperfezioni, insomma senza le cosiddette “seghe mentali”.
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