Spesso sono a contatto, nel mio lavoro terapeutico, con persone che mi parlano delle loro ansie e che sperimentano stati d’animo di disagio: tristezza, preoccupazione, senso di vuoto, mancanza di direzione, difficoltà di agire.
Ciò che noi chiamiamo ansia, in relazione alle funzioni dell’organismo umano, è riferibile ad uno stato di eccitazione che inizia nelle nostre cellule che sono sollecitate al movimento. Questa eccitazione in genere risuona e si espande al di là dell’ambito organico, si traduce in sensazioni fisiche (si sente la vita scorrere attraverso il battito cardiaco, i formicolii alle gambe o alle mani, ecc.), poi in emozioni che, a volte, diventano sentimenti.
Le emozioni non sono altro che un’energia che si esprime con diverse modalità (gioia, rabbia, ecc.) che porterebbero ad un’azione, se non venissero bloccate.
In questa fase, spesso, sopraggiunge la paura o l’ansia proprio perché il corpo sta vivendo una condizione in cui è possibile agire, magari verso il non conosciuto, la novità (il cosiddetto “salto nel vuoto") e si torna alla stasi, bloccando il movimento.
Immaginate, ad esempio, una persona, o anche voi stessi, durante le lezioni di educazione fisica a scuola. L’insegnante, dall’esterno, dà l’indicazione di saltare un ostacolo posto ad una certa altezza, voi decidete di saltare, quindi guardate in lontananza l’obiettivo, vi preparate al salto concentrando tutte le vostre energie in quell’azione che avverrà di lì a poco, partite con la rincorsa e, arrivati vicinissimi all’ostacolo da saltare, vi bloccate.
Penso che ricordiate anche voi uno dei consigli soliti in questa circostanza: saltare senza pensare perché il pensiero, la mente bloccano l’azione. Entrambi, infatti, sono molto utili per programmare l’azione, ma poi vanno messi da parte.
Letteralmente, non serve il pensiero che programma e prevede le azioni mentre si sta già agendo. Nel presente è utile solo la consapevolezza di essere nell’azione, come persona nella propria totalità all’interno dell’azione voluta.
Nella mia pratica psicoterapeutica, ho notato come spesso ci sia una correlazione tra problemi di ansia e difficoltà a vivere fino in fondo la dimensione del piacere, a partire da quello sessuale.
Diverse, tra le persone che mi chiedono aiuto, presentano inizialmente delle problematiche legate alla sfera sessuale, sia uomini che donne, e dopo, grazie al lavoro di consapevolezza che si porta avanti insieme, si rendono conto che in realtà il disagio maggiore riguarda la difficoltà a stare con le proprie emozioni (a volte anche molto intense), a permettersi di percepire con tutti i cinque sensi gli stimoli piacevoli che provengono dall’ambiente, a godersi uno stato di rilassamento che permettere l’affiorare di sensazioni ed emozioni piacevoli, ben lontane dagli stati d’ansia.
Accrescere le aree del piacere e della passione è un ottimo modo per direzionare quell’energia che, bloccata, diventa ansia.
Pensate che goduria: il rimedio per l’ansia non è l’ansiolitico o il lavoro sul passato e sulle sofferenze, bensì lo sperimentare il piacere nella sua globalità!
Nelle prossime settimane affronterò questa tematica fondamentale della vita che sta sempre più uscendo dal binario dell’espressione naturale dell’essere umano, deviando la capacità di sentire scorrere in maniera armoniosa l’energia vitale che è creatrice, come la passione e la sessualità.
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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