Torniamo alla Fao. I politologi latinoamericani hanno preso in ostaggio alcuni tavoli, in altri si dibatte di proprietà intellettuale o, peggio, si spende un’ora e mezza a organizzare la forma di un documento finale che dirà poco. C'è una differenza forte fra intellettuali dei cosiddetti terzo e secondo mondo. I primi traggono la loro concretezza dal drammatico sottosviluppo dei paesi da cui provengono; i secondi, molto più numerosi, sono figli di una forte tradizione culturale anticapitalista e antiamericana e arrivano da paesi in cui le condizioni del popolo sono in generale meno disperate. Così, ciascuno tende a parlare di ciò che più spesso ha visto e sentito.
In alcuni gruppi va meglio: i temi sono i sussidi all’agricoltura dei paesi ricchi, ci sono persone che riconoscono le vere urgenze, come una giovane tedesca che minaccia di ritirarsi dal tavolo per la fumosità delle discussioni. In molti casi il documento finale del gruppo conterrà enunciazioni di principio o poco più. La conferenza stampa conclusiva, nella quale si sarebbero dovuti presentare i risultati dei lavori, viene annullata. Una prima voce dice che non si è raggiunto un accordo su un documento conclusivo, poi pare di capire che l’annullamento è dovuto allo svuotamento dell’assemblea nelle ore finali: la conferenza di chiusura sarebbe apparsa in tv quasi deserta. Si opta per un comunicato ufficiale che viene trasmesso alle agenzie di stampa.
La mattina seguente lo Sheraton è ormai quasi deserto, gran parte degli invitati sono già ripartiti. Qui l’ambasciata venezuelana ha ospitato le centinaia di partecipanti al convegno. 220 euro a notte per ciascuno. Vedo l’intellettuale kenyota seduta su un divanetto della hall in attesa dell’autobus che la porterà all’aeroporto. Ha l’aria stanca, ma decido di avvicinarmi ugualmente per scambiarci due chiacchiere. Dopo pochi minuti si anima come l’avevo vista un paio di giorni prima, durante il suo intervento. Dice cose come “gli uomini danno vita alle idee, ma non sono le idee a dare vita all’uomo”. I suoi occhi sono incredibilmente acquosi, visti da così vicino. Sta per tornare in Kenya a lavorare nei villaggi. Dice che nel 2007 il Social Forum mondiale si terrà a Nairobi, nel suo paese. E sorride.
Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere
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