D A che punto siamo con Kyoto?
R La situazione è ancora moto confusa. Infatti pur essendo entrato in vigore nel 2005, la questione è che ci sono ancora paesi, come gli Stati Uniti e l’Australia, che non hanno accettato ancora le restrizioni relative al “problema inquinamento” e questo chiaramente causa grandi difficoltà.
E se d’altro canto ci sono paesi dell’Unione Europea che poco tempo fa hanno annunciato obiettivi molto più ambiziosi di quelli stabiliti precedentemente dal protocollo di Kyoto, ce ne sono altrettanti che stanno incontrando enormi problemi nel rispettare gli obiettivi prefissati. Uno di questi paesi è senza dubbio l’Italia.
Ma il problema è innanzitutto di carattere morale. Nel corso delle nostre attività quotidiane, creiamo noi stessi inquinamento. Ogni mattina, ognuno di noi fa la doccia, fa colazione, si prepara un caffè. Questi semplici atti quotidiani producono sostanze inquinanti, che rimarranno nell’atmosfera un altro secolo. E’ in pericolo anche il futuro dei nostri nipoti. Per questo è un problema morale di rispetto nei confronti anche delle generazioni future. Abbiamo il dovere, la necessità di ridurre ora i nostri livelli di inquinamento.
D Come si può fare?
R Non è complicato. Innanzitutto bisogna dotarsi di un sistema di riscaldamento dell’acqua a sistema solare oppure ci si può rivolgere al proprio fornitore di elettricità e chiedere che l’elettricità che ci arriva a casa derivi da fonti non inquinanti. Un passo avanti è anche andare a lavorare a piedi o in bici, usare lampadine a risparmio energetico, così come gli elettrodomestici.
Chiedere sul posto di lavoro al nostro datore di svolgere una valutazione dei consumi energetici. Questo non solo per risparmiare soldi, ma soprattutto per questione di inquinamento
D A livello di tecnologia il mondo oggi è in grado di affrontare un ricambio immediato delle fonti di alimentazione dell’energia?
R Sì. Esiste già tutta la tecnologia di cui abbiamo bisogno. Quella che manca è la forza di fare questo cambiamento.
La forza morale di cui ho parlato prima. Ciò di cui abbiamo bisogno è che i responsabili dell’inquinamento inizino a pagare. Infatti, solo nel momento in cui esisterà veramente una tassa sull’emissione di carbonio si inizieranno a vedere i primi reali investimenti in tal senso. Solo allora le aziende cominceranno a credere nello sviluppo di una nuova “tecnologia” per la produzione di energia.
Quello che oggi sicuramente manca è, da una parte, la consapevolezza a livello di pubblico, dall’altra la volontà politica e la determinazione. Senza questi elementi, non ci possono essere i presupposti per affrontare con emergenza, come si dovrebbe fare, la questione.
Una delle maggiori difficoltà lo presenta il nostro esserci assuefatti all’utilizzo dei combustibili fossili, all’esserne totalmente dipendenti. Un po’ come quando si diventa dipendenti da un cattivo stile di vita; si fuma troppo, si mangia cibo troppo grasso. Chiaramente ci vuole un po’ di tempo prima che queste cattivi abitudini abbiano un impatto davvero negativo sulla nostra vita, però alla fine ci uccidono. Questo è ciò che è successo al nostro pianeta. Siamo diventati troppo dipendenti dall’utilizzo dei combustibili fossili e a poco a poco lo abbiamo avvelenato.
Il pubblico in generale, però, sembra non essere ancora consapevole dei cambiamenti in atto. Ricordo qualche tempo fa il medico che mi misurò la pressione, dicendomi che era troppo alta e che ero a rischio di infarto e ictus. Gli risposi che stavo benissimo e gli chiesi quali erano i sintomi dell’ictus e dell’attacco cardiaco e mi rispose che era appunto la pressione alta. Così è per la Terra, il riscaldamento del globo è il segnale della catastrofe che sta per succedere. Dobbiamo fare qualcosa ora.
Conoscere la terra che abiti è benessere
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