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Lavoro 

 
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...- ORA ET LAB – ORA, LAB – ORA ET LABORA…
La nostra è un’epoca in cui il lavoro gode di precedenza assoluta. Lavoro è emancipazione, è indipendenza, è “essere in gamba”. Ma è sempre stato così, oppure stiamo concetrando la nostra attenzione sul lavoro per non pensare a qualcosa di più importante?

Daniel Tarozzi

“Chi lavorando vive lavorato muore” (Anonimo).

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro nobilita l’uomo. L’etica del lavoro. Lavori fisici e lavori intellettuali. “Scusami amore, lo sai, è per lavoro”.

La parola lavoro, ai giorni nostri, ha acquisito sempre più significati, arrivando ad ottenere quasi un’area di sacralità. In nome del lavoro, si giustificano le scelte più difficili. In nome del lavoro si decide dove vivere, come vivere, in che orari vivere. Si può dire, senza tema di smentita, che in nome del lavoro si vive.

Il lavoro, infatti, col passare dei decenni, si è affermato come vero centro della vita delle persone, non solo dal punto di vista economico e del sostentamento, ma anche dal punto di vista delle realizzazioni, degli scopi, addirittura come sostitutivo della divinità e dello spirituale.

Non si lavora più per vivere. Si vive per lavorare. Questo è dimostrato dalle scelte che ogni volta compiamo sia a livello individuale che sociale. Quando la sera torniamo a casa dalle nostre famiglie, parliamo di lavoro. Molte persone trascorrono le vacanze con i colleghi di lavoro. Chi non ha il lavoro, vive nella disperata ricerca di un lavoro. E chi un lavoro ce l’ha, cerca la crescita professionale, la carriera, l’aumento. Persino chi è ricco e possidente, centra la sua intera esistenza sul lavoro e se non lo fa, vive nel biasimo generale.

Anche quando si vota, quando si decidono le persone che dovranno indirizzare il proprio futuro, il tema principale è la politica sul lavoro e nonni e genitori, a stento nascondono il loro orgoglio, quando raccontano i successi lavorativi dell’eroico pargolo di turno.

Ma poi, quando si torna a casa, quando si va in pensione, quando si ha qualche incidente invalidante, quando si viene licenziati, cosa resta?

E’ sempre più difficile, per molti di noi, prendersi del tempo per sé. Nell’epoca delle “libere professioni” e del “lavoro precario” o per scelta o per necessità, il confine tra tempo lavorativo e tempo libero è sempre più sottile e in molti casi il lavoro (attuato o pensato) viene a coincidere con l’intera gamma di possibilità del sentire e dell’esprimersi di un individuo.

Ma è sempre stato così? E’ veramente nella natura umana impostare tutta la propria esistenza sul lavoro?

E in questo momento di fervida discussione al vertice riguardo la famosa “Legge Biagi”, ha inizio il nuovo dossier di Terranauta. Un dossier che vuole sviscerare il tema del lavoro nelle sue infinite sfaccettature, affrontando questioni di natura filosofica e pratica. Cercheremo di scoprire quali sono le condizioni in cui si muovono i lavoratori italiani, cercheremo di ricostruire le tappe principali della storia del lavoro, affronteremo pregi e difetti dei lavori fisici e intellettuali, del posto fisso e del lavoro precario, del lavoro statale e delle libere professioni. Molti saranno i punti di vista proposti ai nostri lettori.

In questa sede, ci accontentiamo di aver lanciato il sasso. Senza trarre conclusioni. D’altronde è il nostro lavoro…

(Lavoro, lavoro, lavoro. Ma che “cavolo” significa?)


(29/09/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


  
  
 
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