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LE PIRAMIDI, LA CULLA DEL MISTERO
VITA, MORTE E CIVILTA' SCOMPARSE

Viaggio tra i misteri che avvolgono le piramidi egizie, tra archeologia ufficiale e eretica.

Azzurra De Paola

Le piramidi, secondo un’archeologia denominata eretica, seguirebbero progettazioni che implicano approfondite conoscenze matematiche ed astronomiche, ben superiori a quelle che, secondo la scienza ufficiale, avrebbero avuto gli egiziani a quei tempi. E’ il caso delle celebri piramidi di Giza. Tre piramidi allineate con la posizione che avrebbero avuto diecimila anni fa le tre stelle della Cintura di Orione.

Ma non è tutto. La Sfinge, successiva alle piramidi, risalirebbe in realtà a circa ottomila anni prima di Cristo – almeno cinque mila anni prima di quanto afferma l’archeologia tradizionale. Contemporanea a quest’ultima è la città fortificata nella piana di Gerico ed il tempio di Stonehenge che, secondo alcuni scienziati, sarebbe un osservatorio astronomico che richiedeva avanzate conoscenze sul moto dei pianeti. E’ stata, perciò, ipotizzata una civiltà umana arcaica diffusa in tutto il globo grazie a notevoli abilità nautiche – di cui sono testimonianza le famose carte di Piri Reis che descrivevano le coste dell’Antartide coperte dai ghiacci molto prima che Colombo arrivasse alle Americhe – e che si sarebbe estinta a causa di eventi climatici.

Che la Grande Piramide di Giza fosse solo una tomba per il faraone Cheope sembra comunque essere smentito non solo dall’allineamento con le altre piramidi ma anche dalle strette gallerie considerate condotti d’areazione che erano orientati a stelle particolari della volta celeste di undicimila anni fa. L’intera struttura delle piramidi rimanderebbe quindi a epoche precedenti a quelle stabilite dalla storiografia classica.

Zacharia Sitchin, l'autore del saggio Il dodicesimo pianeta, uno dei fautori della nuova cronologia della razza umana, ha ipotizzato delle relazioni geografiche che legherebbero le piramidi alla celebre terrazza di Baalbek in Libano: una piattaforma di pietra così immensa e pesante che non si capisce come sia stato possibile costruirla e soprattutto spostarne i blocchi con l'ausilio del lavoro muscolare. Ipotizza che le piramidi avessero la funzione di torri di controllo per guidare velivoli destinati ad atterrare sulle piattaforme di pietra. Ipotesi poco plausibile perché la struttura interna delle piramidi appare troppo complessa per poter pensare che i monumenti potessero avere semplicemente un ruolo di controllo.

Alan F. Altford, invece, considera le piramidi come immense celle a combustibile destinate a fornire energia alla civiltà umana globale che occupava la Terra undicimila anni fa e alla scomposizione dell'acqua nei suoi costituenti, idrogeno e ossigeno. Esaminando la complessa struttura della Grande Piramide, Altford pensa che la cosiddetta Camera della Regina, alta circa quattro metri e mezzo, fosse il luogo dove avveniva la separazione dei due gas, i quali erano poi convogliati separatamente nell'altro ambiente ricavato all'interno del monumento, la Camera del Re. Qui, in un sacello di granito misurante tre metri per uno e mezzo circa - il Sarcofago - avveniva la combustione controllata dell'idrogeno. La strana conformazione aveva la funzione di ospitare una valvola o sistema di filtraggio.

Al di sopra della Camera del Re si trovano le pietre più grandi e massicce di tutta la piramide: cinque lastroni di granito sovrapposti, ciascuno pesante più di 70 tonnellate. Il fatto che i lastroni siano levigati nella parte inferiore e grezzi in quella superiore aiuterebbe la dispersione del calore. Ma non era soltanto questa la funzione della Piramide: infatti Altford fa notare la significativa conformazione della Grande Galleria, lungo la quale si allineano 27 nicchie oggi vuote che, secondo una serie di segni ancora riscontrabili, avrebbero contenuto oggetti di natura ignota. Altford ipotizza che fossero cristalli risuonanti a diverse frequenze, impiegati per un qualche sistema di comunicazione.


  
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