In questa sede, desidero descriverle in maniera sintetica, facendo riferimento solo alle condizioni “ideali” che portano al benessere, perché ogni lettore si possa confrontare col proprio sviluppo evolutivo e con la fase che sta vivendo:
Fase fetale: vi è corrispondenza diretta tra madre che accetta i suoi cambiamenti psico-corporei e sviluppo armonioso nella vita intrauterina;
Nascita: il contatto immediato con la madre pone le basi per il sentimento di fiducia nel mondo. Da questo punto di vista è ormai ampiamente accettata la nocività dello schiaffo per stimolare il primo respiro. Con l’allattamento la condizione ideale per un bimbo è sentire una madre accogliente e un padre che riesce a trasformare in comprensione il suo sentirsi minato dalla presenza di un/una rivale;
Età scolastica: il bambino esce dalla famiglia e si proietta nel mondo (coetanei e altri adulti) e inizia a misurarsi con la sua autostima;
Adolescenza: assume rilevanza l’espressione dei propri interessi sessuali, emerge il desiderio di affermare i propri ideali;
Maturità: dai 18 anni si fa largo l’affermazione dell’ identità personale. Con l’accesso alla patente di guida si inizia a gustare la sensazione di autonomia. In questa fase diritti e doveri sono socialmente riconosciuti, si intensifica la ricerca di partner, spicca il perseguimento di interessi sociali, la ricerca di gratificazioni, e l’individuo si muove per stabilire il proprio posto nella società;
40 anni di età: la realizzazione professionale e personale in genere sono al loro apice in questa fase e si vivono in maniera intensa;
Menopausa per le donne: inizia una fase di libertà sessuale slegata dalla procreazione, e si sviluppa una condizione di saggezza che porta a percepire le esperienze da un’altra angolazione;
Pensionamento: con la conclusione dell’attività lavorativa e quindi della fase in cui si è stati anche “socialmente utili” e produttivi muore la condizione “bisogno di lavorare” ed emerge forte il desiderio di dedicarsi ai propri sogni;
Vecchiaia: ritorno in se stessi ed espressione massima della saggezza frutto delle innumerevoli esperienze fatte durante la vita. Diventa importante rimanere attivi, coltivare interessi, perseguire desideri prima accantonati, mantenersi indipendenti (ad es. una delle maggiori cause di “morti psicologiche” nell’anziano è dover sottostare alla dipendenza da altri nel caso di malattie). L’anziano raggiunge il suo culmine di saggezza quando considera la morte, la sua morte, come una ulteriore fase di passaggio, al di là di credenze spirituali o religiose.
Uno dei modi per contribuire a creare l’atteggiamento di benessere nella vita è sperimentare su se stessi e perciò trasmettere l’inevitabilità dei passaggi, a volte sconvolgenti, da una fase all’altra della vita. Provate a vedere l’intera vita come un cerchio, nel quale ogni arco rappresenta un ciclo o fase di vita che può collegarsi al resto solo se ogni segmento è vissuto con la consapevolezza che finirà per fare spazio al prossimo aggancio.
Da questo punto di vista, non rimanere ancorati a ricordi o fasi della vita precedenti, ma vivere il proprio presente e gustare le innumerevoli nascite della vita, dà la possibilità di sentire pienamente ciò che si sta vivendo.
Il principio del piacere e non quello del dolore è il motore primo che spinge l’essere umano verso l’autoconservazione e l’autorealizzazione.
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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