Quanti hanno la sensazione di vivere come automi, spinti dal susseguirsi degli eventi che in una giornata possono essere numericamente tanti?
Se poi, a conclusione di una giornata di vita quotidiana, ci si posiziona davanti alla televisione a vedere programmi che qualcuno ha deciso siano di nostro gradimento…la presenza e la scelta personale vengono del tutto lasciate in dormiveglia.
Ovviamente, nessuno ci costringere a scegliere un canale televisivo piuttosto che un altro… è una libera scelta sintonizzarsi sul canale televisivo per uomini, così come quello per donne. Ma quanto è scelto da noi e quanto dalla nostra pigrizia, stanchezza, dalla moda, dalla tendenza?
Rientrare, fino a identificarvisi, nelle “tendenze dell’italiano medio” di sesso maschile o femminile, e essere pertanto classificati con specifici gusti musicali, con la predisposizione e predilezione verso certi tipi di trasmissioni televisive, verso specifici tipi di film (es. le telenovelas per le donne, il genere horror per gli uomini) lo trovo molto triste.
Mi rendo conto che l’individuazione delle medie statistiche è un’operazione indispensabile per orientare i “mercati di vendita”, ma mi chiedo se, come in altri contesti, nasce prima l’uovo o la gallina, ossia se nasce prima la tendenza creata da pochi oppure gli orientamenti e le scelte di molti creano una tendenza che viene “raccolta” dai pochi?!
Ritengo che sia più realistica la prima ipotesi.
Come psicoterapeuta non posso prescindere dall’esperienza di unicità con un individuo, di una relazione terapeutica, ecc.
Anche quando una persona vive in simbiosi con il mondo esterno, esprime sempre con le proprie peculiarità il suo modo di essere in simbiosi, e quindi è sempre unica, come anche il modo in cui la manifesta agli occhi del terapeuta, ed in relazione ad esso.
Ho già citato il Manuale Diagnostico (DSM, ormai alla 5° rielaborazione), che rappresenta un modo di catalogazione di sintomi, disturbi e malattie mentali riconosciuto internazionalmente.
Personalmente, ritengo che sia utile come orientamento generale per avere delle indicazioni diagnostiche di base, ma se lo si utilizza come unico riferimento per entrare in contatto con i disagi del singolo individuo si corre il grosso rischio di scambiare la lettura del manuale, che può “inquadrare” una persona attraverso i suoi sintomi, con il contatto reale nel “qui e ora” con la persona stessa e la sua storia.
Ossia, il rischio è diventare ciechi e “depersonalizzanti” a nostra volta. Lo stesso rischio che si corre cliccando il tasto del telecomando sul canale TV pensato ad hoc per noi.
Le esperienze “preconfezionate” sono espressione di dove noi vogliamo tendere o di dove vogliono farci tendere gli altri? Mi piace lasciarvi con questo punto di domanda, perché ognuno di voi trovi la sua personalissima risposta.
*DSM –IV, Masson, 1996 American Psychiatric Association – Coordinatore
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
Non aver paura di curare la propria anima è benessere
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